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HOMEMADE BREAD TUTORIAL: Turorial a prova di ***** per fare il pane in casa

HOMEMADE BREAD TUTORIAL

 

musica per l’ascolto: Eddie Vedder, Guarantee

homemade bread tutorial

quando ho aperto il blog non avevo ancora una grande  passione per i lieviti e per il pane fatto in casa, mi è venuta dopo, con il tempo, curiosando fra i miei contatti e scoprendo le magnifiche creazioni che si trovano online.

all’inizio mi sono sentita un po’ imbranata, inutile negare, imbranata lo ero proprio!

come si fa a fare il pane in casa? quale arcani e polveri magiche ci vogliono per fare un buon pane?
in realtà è molto facile ma, come in tutte le cose, ci vuole passione. e pazienza. e amore. e attenzione.
attenzione ai particolari, alle sfumature, alle piccole cose.

la prima regola per fare un buon pane è usare buoni ingredienti: certo, mi direte, hai scoperto l’America!
non ho scoperto l’America ma, a forza di sbagliare, ho capito che se usi una farina scadente hai un pane scadente, se usi una farina di qualità avrai un pane di qualità. stessa cosa per il lievito, pur  non disprezzando il lievito di birra,  ma volete mettere il lievito madre? o il li.co.li? tutta un’altra cosa, come mangiare o stare a veder mangiare!
comunque, adesso comincio con l’elenco delle cose “necessarie” per fare il pane in casa, e ripeto,  non vi allarmate, non è poi così difficile!

cominciamo da quello che serve:

1 – la farina

la farina deve essere di buona qualità, MAI, E DICO MAI la farina 00 per fare il pane, troppo raffinata, solo amidi che non rendono nè in bellezza nè in sapore per il pane. quindi, SI alle farine integrali, quelle tipo 1, 2  o 0, quelle macinate a pietra, quelle biologiche, quelle antiche. SI alle semole, sempre possibilmente biologiche e macinate a pietra. grani pregiati, come il SENATORE CAPPELLI, per esempio, o il VERNA o qualsiasi altro grano sia presente nelle vostre regioni e sia autoctono. ideale avere un mulino vicino casa e prendere le farine ancora “vive”. Va da se che una farina tipo 0 lievita più velocemente di una integrale e quindi vedi il punto 3, la PAZIENZA, dovete avere pazienza.

2 – il lievito

una pasta madre o il li.co.li – in fondo al blog  potete trovare uno spacciatore vicino a casa vostra, ce ne sono tanti sparsi per l’Italia. altrimenti chiedete a me e ve lo trovo io in un modo o nell’altro.

anche il lievito di birra, e sia, in piccole dosi e non in massicce quantità. ASSOLUTAMENTE NO ai lieviti chimici, capito? altra cosa sul lievito, se non avete fretta potete provare a farlo nascere….. che ne dite? qua il post con le istruzioni pratiche

3 – la pazienza

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Pane con acqua di fusione di aglio nero

Pane con acqua di fusione di aglio nero

Pane con acqua di fusione di aglio nero: sperimenterò ancora le acque di fusione… meravigliose.

meraviglioso il profumo che invade l’aria in cottura, meraviglioso il retrogusto, meravigliosa la consistenza.

apro all’era dei pani profumati :O))

Pane con acqua di fusione di aglio nero

Glorious, Andreas Johnson

la via del risveglio è lunga, tortuosa, difficile e faticosa ma, una volta che il primo passo è stato fatto non si è più in grado di tornare indietro o di fermarsi

se vedi la luce, se vedi la fiamma che pensavi di aver perduto, se vedi quella fiamma che pensavi ormai estinta, se la vedi non puoi tirarti indietro

chiami a raccolta tutti i tuoi pezzi, cerchi la forza e vai

fa paura? si, fa paura ma non mi sono mai fermata troppo per la paura, ho imparato a buttarmi oltre l’ostacolo e andare.

e quando ci ho soffiato sopra alla piccola e delicata fiamma ancora accesa ha divampato. si è accesa, ha brillato, è rinata.

chiamasi “speranza” la fiamma che brucia nel mio cuore.

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Brioche vendéenne salata ripiena

ovvero piccole brioche/babà ripieni di fegatini di pollo alla toscana

per Paqua si poteva non panificare? e insieme alle altre panificazioni sono usciti questi piccoli babà di brioche vendéenne salata ripiena di fegatini di pollo.

Brioche vendéenne salata ripiena

Non è per niente, Afterhours

la pasticceria francese ha sempre avuto un fascino particolare, amo i lievitati francesi, sono leggeri e leggiadri come questa brioche vendéenne.

riempirla con del “salato” è stata una bella storia.

per il pranzo di Pasqua, quello canonino con 18 portate, in allegria, in famiglia, fra risate e le famose 18 portate….

e quelli che odiano le feste comandate: perchè?

forse perchè avete la sfortuna di non avere una famiglia, una bella famiglia. io sono stata fortunata sotto questo punto di vista, ho sempre avuto una famiglia solida, sedimentata, appassionata.

non che non ci siano stati dissidi ma li abbiamo superati sempre insieme, magari davanti alla tavola del pranzo di Natale o di Pasqua. a cominciare dal tacchino intero infilato nel forno (preso a martellate per abbassare lo sterno perchè era spesso più alto del forno e bisognava infilarcelo in qualche modo) o le noci che contavano come fiches per giocare a poker o erano la posta dello scopone scientifico del pomeriggio, in attesa della cena.

la cena, quella in cui tutti dicevano, subito dopo pranzo, che non avrebbero mangiato niente perchè erano “troppo pieni” e che invece “non li vuoi mangiare due capellini d’angelo in brodo?”

e anche quest’anno la tradizione pasquale è stata rispettata: uova sode benedette (con il reiki), brodo e tortellini, arrosto e panificazione.

io, nemmeno a farlo apposta, ero l’addetta alla panificazione e a un pezzetto di antipasto, e questo è stato

la ricetta della brioche la trovate da Francesca, ricetta perfetta direi ma io ve la riscrivo comunque.

Brioche vendéenne salata ripiena

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