per le orecchie e lo spirito
A casa mia, se dici dolce è automaticamente sottointeso che si parla di torta di mele.
Nelle domeniche piovose autunnali, dove tutti i colori ti portano al rosso, all’arancio, al marrone mi viene quasi spontaneo uscire in giardino e prendermi le mele dell’alberello piantato qualche anno fa con lungimiranza. Piccole, sode e saporite, assolutamente prive di qualsivoglia insetticida: i nostri frutti hanno certamente una resa minore ma si possono mangiare anche senza lavare. Privi di qualsiasi veleno (solo quelli presenti nell’aria che respiriamo e quelli che ci piovono dal cielo con le pioggie), nutriti con il risultato della compostiera di casa e annaffiati con l’acqua piovana di recupero, queste sono le nostre piccole mele con le guance rosse come quella di una bimba accaldata.
La domenica pomeriggio, in casa a bighellonare, a zonzolare tranquilli e rilassati, fra un libro, una coccola al gatto, un po’ di musica viene voglia di dolce. Viene proprio voglia di farsi una carezza. E se si dici dolce, di domenica pomeriggio non importa specificare che è una torta di mele.
Ogni tanto ho delle lamentele: mi piace provare sapori nuovi, consistenze diverse, formati nuovi.
si potrebbe, per favore, avere oggi una torta di mele “normale”‘?
Domenica pomeriggio questa è stata la richiesta unanime degli abitanti rilassati.
Ho risposto che torta di mele sarebbe stata, ma che non promettevo niente per il “normale” e fra sbuffi e schiamazzi sono uscita a prendermi 4 piccole mele rubiconde direttamente dal mio melo.
E poi l’ingrediente segreto, che tutte le volte varia. Perché non si puo’ fare la torta di mele classica, bisogna sbizzarrirsi un po’. E tutte le volte “loro” mi chiedono: che cosa c’è di strano questa volta?
Domenica l’ingrediente strano è stata la radice di zenzero fresco.
Naturalmente ho negato, ho negato fino in fondo che ci fosse un’ingrediente strano, ho negato fino a che se le sono sbaffate tutte le mie tortine di mele: allora e solo allora, dopo tutti gli apprezzamenti, dopo tutti i buoni e gli mmmmmh ho mollato la l’ingrediente segreto. Tutti zitti per un po’, poi se ne esce la fuorious girl che mi dice di segnarmi la ricetta perchè questa “spacca”….
Devo ritenerlo un aprrezzamento di quelli da meraviglia ed essere orgogliosa del risultato perché “questa spacca“!!!
La ricetta è una rielaborazione della torta di mele del Libro della grande cucina fiorentina di Paolo Petroni, un classico che è in casa mia da non so quanti anni, passato prima da mia nonna, poi da mia mamma e approdato a me.
Gli ingredienti:
3 uova intere
100 gr burro fuso+
10 gr. per imburrare le cocotte
125 gr. di zucchero
125 gr. di farina tipo 0
75 gr. di ricotta di mucca fresca
1 tazza di latte o più
1 bustina di cremor tartaro + una goccia di aceto di mele
una manciata di nocciole tostate
6 gherigli di noce
80 gr. di uvetta sultanina bagnata
un po’ di zucchero di canna
la scorza di un limone
radice di zenzero fresco 4 cm.
3 mele medie
In una grande ciotola montante con le fruste le uova con lo zucchero: deve venire una crema e lo zucchero deve essere completamente sciolto nelle uova. Aggiungete man mano continuando a sbattere la farina, il burro fuso, la ricotta e la tazza di latte a temperatura ambient. Amalgamate il tutto molto bene e aggiungete l’uvetta bagnata in acqua e strizzata bene e i gherigli di noce spezzattati grossolanamente. Grattugiate la scorza di un bel limone e la radice di zenzero sbucciata. A questo punto potete aggiungere due gocce di aceto di mele e il cremor tartaro (l’aceto rinforza e fa partire la lievitazione del cremor tartaro – che altro non è che un lievito naturale -), amalgamare a mano con delicatezza con un mestolo di legno.
Preparate le cocotte: spennellatele di burro fuso e infarinatele con la farina 0 per far si che una volta cotte le tortine si stacchino dalle pareti e dal fondo senza rompersi. Riempitele non proprio fino all’orlo, lasciate almeno un cm. perché la pasta lievita e altrimenti esce troppo dagli stampi.
Sbucciate le mele e dividetele in spicchio. Ogni spicchio in ventagli alti 5 cm. e infilateli in verticale dentro la cocotte (45 ventagli per cocotte dovrebbero bastare). Tritate nel mixer le nocciole e mischiatele con lo zucchero di canna: cospargete la torta con la granella e infornate a 180° nel forno ventilato per 25/30 minuti. Per controllare la cottura vale la prova stuzzicadenti: il legno deve uscire asciutto dalla tortina. Spegnete il forno, lasciatele raffreddare per 5 minuti con lo sportello aperto e poi toglietele. Se avete fretta potete staccare le tortine con una lama infilandola lateralmente altrimenti, quando sono quasi fredde, escono dalla cocotte semplicemente capovolgendola.
L’interno della tortina rimane morbido e cremoso con l’aggiunta della ricotta, il profumo frizzante dello zenzero da appena sfornate è delizioso. Accompagnate con un buon Vin Santo toscano o con una malvasia…. provare per credere.
Se riuscite a farne avanzare qualcuna sappiate che sono ottime anche per colazione del giorno dopo, io ho dovuto nasconderle!!!
Con questa ricetta partecipo al contest di
about food che scade il 13 ottobre 2012
Non restisto, vi lascio questa foto con LUI, sua maestà Gas-gas cicciuto per natura e signore incontrastato della nostra aia mentre mi osserva fotografare nella certezza che ci sarà qualcosa anche per lui….
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Gas-gas, Gassello per gli amici |