Minestra di verdura e zucca gialla: detox per il dopo feste

Minestra di verduca e zucca gialla

Morrissey – Suedehead

vi racconto la storia della minestra di verdura e zucca gialla e della sua ciotola

ed è una storia carina…

a Novembre sono andata alla Biennale Enogastronomica in quel della Fortezza, nel cuore di Firenze. la festa del buon cibo, le lezioni di cucina, di pizza, le degustazioni di vino e chi più ne ha più ne metta.

e fra gli ospiti espositori c’erano, oltre allo street food, anche gli espositori fiorentini. ma non i soliti espositori. c’erano tante maestrie, tante cose fatte con il cuore e con le mani, cose artigianali, cose uniche. fra le tante io mi sono imbattuta in un banco coloratissimo, pieno di ciotole di legno e di tovagliette per il pranzo, pieno di cucchiai di legno colorati, di fiori, di energie.

parlando con Elisabetta, che è l’addetta alla vendita, ho scoperto MADE IN SIPARIO, un’ associazione che produce questi manufatti deliziosi, i cui soci lavoratori sono ragazze e ragazzi con disabilità intellettiva o in situazione di fragilità .

una volta arrivata a casa ho appoggiato la ciotola in bella vista, per ricordarmi di usarla per le fotografie. e ieri, con la minestrina detox cosa meglio di questa?

questa è la storia della ciotola di legno e della minestra di verdura e zucca gialla…. la ricetta è semplicissima ma il tocco della zucca gialla da un’altro sapore…

made in sipario
ecco la ciotola “nuda”

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Il sémelle, ovvero il panino all’olio fiorentino

Il sémelle

 

 

 

Possibili scenari, Cesare Cremonini

…e poi succede che ci sentiamo bene senza nessun perchè…

 

 

Il sémelle, ovvero il panino all’olio fiorentino

ci sono ricordi che rimangono impressi come fotografie nella mia mente. nonostante gli anni passino le “fotografie” rimangono chiare e nitide, non sono assalitE dal tempo che passa e non sbiadiscono mai.
uno dei più nitidi è quello del sémelle con la mortadella che ci mangiavamo il sabato mattina con mio zio.
nelle calde settimane estive, quando la scuola se ne andava in ferie e io, poco più che bambina, gironzolavo per il paese a perdere tempo mi fermavo a bottega da mia zia e lì il sabato mattina trovavo mio zio. grande passionario del cibo, grande cuoco, grande fantasia, grande persona.
e quando mi vedeva mi sorrideva e annuiva: era diventata un appuntamento il sabato mattina. ci piaceva a tutti e due.

vieni, mi diceva, andiamo dal Tacconi a prendere il sémelle con la mortadella…

il Tacconi era il signore proprietario di un negozietto di alimentari, vecchio più dei suoi due anziani proprietari, un bugigattolo in fondo a una strada del quartiere antico del paese.  e scendevamo per Via della Farulla parlando e parlando. mi piaceva ascoltarlo, mi insegnava a ridere e a prendere la vita con filosofia, e io che ero una bambina timida e vergognosa prendevo coraggio dalle sue parole.

e  si  entrava in questo piccolo antro, buio e profumato di pane, di schiacciata all’olio, di affettati e acciughe sotto sale.

e anche lui, Rodolfo, il Tacconi, quando ci vedeva insieme ci salutava e preparava i panini: era diventato un rito da rispettare.

Corrado, due sémelli con la mortadella?

mi ricordo il tepore del pane all’olio e il profumo della mortadella (tanta, affettata sottile e senza pistacchi, che all’epoca non andavano di moda) e se chiudo gli occhi sento ancora il primo morso…..

vorrei tornare indietro, premere play, ricominciare da capo, da quei quindici anni e cambiare strada. possibili scenari differenti. vorrei avere ancora i miei lunghi capelli, gli occhi golosi di vita, l’impazienza. ricominciare. il passato non cambia, non si torna indietro, si puo’ solo andare avanti con il cuore ancora giovane ma pieno di cicatrici dentro uno scrigno arrugginito e cadente.

 

 

 

Il sémelle

 

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castagnaccio: tempo di castagne

castagnaccio

 

 

castagnaccio

la mia nonna lo faceva sempre. anche la mia mamma ne era giotta. io ne sono ghiotta. tutto ciò che gira intorno alle castagne è la mia croce: sono irrimediabilmente golosa! il

castagnaccio

è un tipico dolce della cucina povera toscana, fiorentina. mia nonna lo chiamava MIGLIACCIO,  il dolce, poco dolce per dire la verità, delle sere d’Autunno, con il caminetto acceso, il fuoco che crepita e una cena familiare.

ci sono varie versioni, io lo faccio come mi hanno insegnato, con l’uvetta, i pinoli, le noci e l’immancabile olio profumato al rosmarino.

ricetta facile, facilissima ma molto “intima”, familiare, un comfortfood, una coccola familiare, una carezza golosa per l’anima.

senza glutine, senza proteine animali (vegano con gusto).

 

castagnaccio

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