pane integrale, SENZA

Sii riconoscente per quello che hai; finirai per avere di più. 
Se ti concentri su quello che non hai, 
non avrai mai abbastanza.

ancora un pane, poi cambio argomento, giuro.
ore 21.30 del lunedi’ sera
distrutta dalla settimana appena iniziata impasto 50 gr. di farina integrale con 25 gr. di acqua. 
impasto, impasto  e mentre impasto il calore della farina sotto le mie mani mi rilassa, la sento viva. 
faccio una pallina e la accudisco dentro una ciotola, con un bel canovaccio bianco di cotone spolverato di farina, la copro e la incido. la lascio nel forno con la luce accesa…..
ore 15:30 del martedì
mi sono dimenticata!!!! mi sono dimenticata del ragazzo nel forno, entro in cucina e vedo la luce accesa.
mannaggiamme! apro con delicatezza e tremore il canovaccio. tutto immobile. boh… procedo al rinfresco: 50 gr. di farina integrale e 25 gr. di acqua. impasto, impasto impasto e rimetto nella ciotola infarinata e copro con il canovaccio e la rimetto nel forno, a luce spenta però.
ore 6.00 del mercoledi’ mattina
mi alzo prima, mi vesto di corsa e mi lavo gli occhi appiccicati: la pasta è morbida e calda sotto le mie mani, quasi soffice…mmmmm vuoi vedere che? mi metto a impastare, 50 gr. di farina e 25 di acqua e rimetto tutto a posto nel forno
ore 22.30 del mercoledì sera
nnnnooooooo, non ce la posso fare, lo guardo domani mattina… invece apro e sospiro: è gonfiato, il bambino è gonfiato, non enormemente ma si è mosso e bene. affondo le mani in questo soffice e caldo impasto e aggiungo 80 gr. di farina e 40 di acqua. copro tutto con una raccomandazione: mi raccomando, tesoro, lievita (?)

ore 6.00 del giovedì mattina
……se me lo ordinasse il dottore, alzarsi alle 5.45 per impastare,  gli direi che lui è tutto grullo….
mi alzo in anticipo, mi vesto e mi guardo nello specchio, dopo, ci penso dopo a questa faccia tartarugata…
scendo in cucina, apro il forno, guardo il bambino: bello, soffice, gonfio, una pallina meravigliosamente leggera.
e impasto, impasto, impasto
400 gr. di farina integrale, 100 gr. di farina tipo 0, 320 gr. di acqua circa (dipende da quanta ne prende la vostra farina integrale)e un cucchiaio di olio extra vergine di oliva, impasto, sbatacchio, gli parlo,lo piego tre volte e lo metto a lievitare nella solita grande ciotola nel forno, luce spenta.

torno a casa, ore 16,00, di corsa come sempre: le borse della spesa da svuotare, la Holly da prendere dalla cuccia e da portare in casa, la lavatrice da stendere, la cena da organizzare, il fiatone mentale che mi prende…. e poi guardo il forno, lo apro e scoperchio il canovaccio, ho un mamncamento  e ….. mi metto seduta. 
mannaggialasbomballatasbullonatasderenata!

è enorme, raddoppiato e anche di più…. ma SENZA??? si, senza, senza lievito alcuno, solo acqua e farina, integrale. lo prendo, con amore, lo maneggio quasi nulla, lo divido in due filoni e lo contorco come il pane brutto. tre giri per un filone e due per l’altro e poi lo comprimo, lo accorcio lo pizzico e lo rimetto sulla placca del forno a luce accesa  a fare la seconda lievitazione (?).
alle 18:30 non resisto più: lui si è ancora alzato e io accendo il forno, 180° statico, con una ciotola di acqua, 30 minuti.
dopo due minuti il profumo invade la cucina, dopo cinque scende la furios e chiede:

… che è ‘sto profumo?…

 pane, pane integrale senza lievito

non esiste, senza lievito! 

cinque minuti dopo arriva anche l’artista e chiede del profumo che si sente…. buono, commenta.
altri cinque minuti e siamo tutti in cucina, il 1/2 pompelmo che non ama gli integrali ma li mangia senza saperlo (basta non dire che hai usato farina di farro, di kamuto o integrale e lasciare intendere che il colore è dovuto al fatto che la farina è macinata a pietra: ora, sincerramente, visto che è una personcina moooolto intelligente penso che faccia finta di credermi)  mi guarda e dice:

beh, questo lo assaggio anch’io….

morale della favola: spazzolato, provato con tutto, con l’olio, con la marmellata con la nutella, da solo…..uno spettacolo, UNO SPETTACOLO!!!
ringrazio Michela e lo zio Piero che l’ha istigata, e la penso come lei:
SENTI CHE CROSTA!!!!!
ragazze, lungo eeeeh, lunga la trafila, non finisce mai, tre giorni di predisposizione,  ma il risultato.. il rusaltato  è imperdibile: un profumo, una fragranza, una compattezza irresistibili.

 
ingredienti:
farina integrale di grano duro  macinata a pietra,
700 gr. circa
farina tipo 0,100 gr. 
acqua 
olio extra vergine di oliva
 *******
 come fare ve l’ho dettagliatamente descritto di sopra
*******
raccomandazioni:
tenete al caldo il ragazzo, non esponetelo a correnti di aria fresca,
il forno spento con la luce accesa è il nostro miglior alleato
abbiate pazienza
dovete volergli bene, sempre e comunque, che cresca o non cresca
mangiatelo caldo, ottimo
si mantiene per diversi giorni con la stessa fragranza come appena sfornato

vi ricordate di votarmi qui? n.ro 101
 partecipo con questo post: I have a dream
su fate uno sforzino e votatemi per favore, mettetemi un cuoricino rosa che voglio vincere!

e con questa ricetta andiamo al 100% vetagel monday nella cucina della capra che mi piace un sacco!

e con queste foto andiamo anche da   Cindy che ospita il  mercoledì monocromo

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pane brutto e lo sbocciare della primavera

l’originale   Nat King Col

mi sfugge tutto.
mi sono distratta un attimo e mi sfugge tutto.
sapete quella sensazione di lasciare indietro qualcosa di importante? ecco è mia da qualche tempo.
conosco nuovi blog, nuovi pensieri, nuovi orizzonti.
conosco menti aperte e vorrei seguirle tutte, vorrei ma mi sfuggono come un soffio di vento che spinge una foglia sempre più avanti: hai l’impressione che questa volta ce la farai, la prenderai e invece un altro rivolo di vento e la fuga ricomincia.
non mi basta il tempo.
leggo tutto con bramosia, incorporo i pensieri che mi piacciono, le idee fioriscono nella mia testa come le primule a primavera e poi ho la sensazione che tutto mi sfugga: come faccio a tenere tutto, a continuare e a non lasciare niente indietro?
è tempo di fiori, è tempo di piantare, è tempo di germogliare.
questa nuova primavera mi accende i sensi, vorrei correre per tutto il giorno, vorrei esplodere con l’universo in questa rinascita
mi consolo, cucinando, impastando e formando….

 

 

pane brutto toscano

 

quando era ancora viva, la mia nonna, ci faceva sempre il pane brutto.
e mentre impastava la pasta madre con la farina ci raccontava di quando era giovane e aveva il forno a legna nella casa in campagna dove abitava. famiglia allargata, dodici persone che convivevano sotto lo stesso tesso. ci raccontava di come era duro vivere allora, di quanta fatica ci voleva per fare tutto. ci raccontava delle gerarchie della casa, prima gli uomini, poi le donne. le donne che in realtà si occupavano di tutto. della casa, del cibo, degli animali. vivere allora non era certo facile  come lo è adesso. non si andava al supermercato e si sceglieva il pane condito o altrimenti il pane integrale, non esistevano negozi con scaffali e scaffali di pacchetti per gli occhi, di scatole inutili e di cibi spazzatura. ci raccontava di come giocava con le galline, le chiamava per nome e di come da bambina piangeva quando sua madre le uccideva per sfamare i figli. ci racconta della fatica di alzarsi presto per andare a cogliere i frutti quando era stagione o della fatica di raccogliere le potature degli alberi e di farne “fascine” per accendere il fuoco.
ci raccontava anche della festa che era quando si faceva il pane una volta la settimana: tutti intorno al forno ad aspettare che uscisse la schiacciata all’olio (semplice pasta di pane schiacciata con le dita e condita con olio extra vergine di oliva e sale) e di come tutti i bambini si accalcavano intorno alla mamma per averne un pezzetto. e poi tutti davanti al fuoco del camino, in cucina, seduti per terra a mangiare profumo e a sentire storie meravigliose di paesi lontani raccontate dalla nonna.
povera gente, povero cibo ma tanta sinergia con la terra, con la vita, con il mondo. noi, uomini moderni, siamo tutti di corsa, siamo tutti indaffarati, tendiamo ad ottimizzare e a risparmiare tempo. come se in questa folle corsa non si arrivasse tutto allo stesso triste traguardo..

 

da quando sono andata ad abitare in campagna ho ripreso l’abitudine di fare il pane, spesso nel forno a legna. e ieri ho giusto infornato questo pane Brutto, quello che mangiavo nella mia infanzia, quello fatto con amore dalla mia nonna.
spesso parlo di lei, spesso rimpiango il tempo che non ho passato con lei quando era viva, spero mi perdonerà per non essere stata una nipote perfetta: una cosa è certa, le ho voluto un gran bene e ho imparato tante cose da lei, soprattutto l’onestà verso tutto e tutti, verso la vita e le persone

“… perchè, passerrotto mio, la sera quando appoggerai la testa sul cuscino non dovrai avere pensieri o rimorsi, dovrai dormire serena e felice…”

lei aveva la pasta madre, chiusa in una coccio e tenuta nascosta in un mobile e tutte le settimane impastava per non farla morire….
non ricordo le sue dosi ma ricordo i suoi gesti e mi ritrovo nel farli, e ritorno bambina mentre impasto e canticchio una canzone d’altri tempi, mi ritrovo ancora ingenua e pura come avrebbe voluto lei.

vi occorrono:

500 gr. di licoli attivo 
500 gr. di farina tipo 0 Manitoba
500 gr. di farina integrale macinata a pietra 
acqua q.b.
ieri l’altro sera alle 21.00 ho impastato il licoli con le farine miscelate, ho aggiunto acqua e impastato fino a che non ho ottenuto una pasta morbida ed elastica. l’ho sbatacchiata un po’ sulla spianatoia e l’ho lasciata riposare per mezzora coperta da una ciotola. ho poi ricominciato ad impastare, con calma e dedizione, ho impastato e impastato ancora rilasciando la mia energia nella farina. ho messo la pasta in una ciotola, incisa, spolverata di farina e coperta con un telo bianco. messa nel forno con la luce accesa a lievitare.
i ragazzi nel forno a lievitare, scusate la foto ma per capire le piegature….

ieri alle 15.00 ho ripreso la pasta, divisa in due e “formato” il pane brutto con i gesti che ho riconosciuto essere di mia nonna: ho girato il filoncino su se stesso prima da una parte e poi anche dall’altra, l’ho contratto e spremuto, spilluccherato e adagiato sulla placca del forno spolverata di farina. l’ho lasciato lievitare scoperto per ancora tre ore e l’ho cotto nel forno statico a 180° per 30 minuti circa con un pentolino di acqua per inumidere. l’ho lasciato freddare nel forno per altri dieci minuti e poi non ho resistito….. l’ho affettato, ho chiamato i miei figli e il mio compagno e ci siamo mangiati una fetta di pane ancora caldo con l’olio buono…… tutta un’altra storia!

mando questa ricetta al contest di  Research and Kitchen 
per il suo secondo compleblog……

vorrei ricordarvi che sono al sogno n. 101  di    I have a dream , il contest dei desideri   su WhitandWithin
con questo sogno  : lasciatemi un LOVE, votatemi semplicemente clikkando su love, ho intenzione di vincere! grazie a tutti!

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girasole e mezze lune alla gelatina di balsamico e una Canzone…

 

fortemente caldeggiato l’ascolto per una buona giornata

 

Stamani mi sono alzata con questa canzone che mi ronzava nella testa, poi l’ho sentita alla radio mentre venivo al lavoro, alle 7.00, poi me la sono piazzata su yuo tube….
… un materasso di parole scritte apposta per te……
scritta da Samuele Bersani insieme al grande Lucio Dalla che ieri  avrebbe compiuto 70 anni.
questa canzone ha la vita  dentro, ha l’esplosione della primavera nonostante parli di una possibile perdita, di una delusione amorosa del prode Samuele.
… “metti quella rabbia dentro una canzone” si dice che Dalla abbia detto al suo amico Samuele…. ” e io la canterò per te…”
… canzone, 
trovala se puoi, 
dille che l’amo se lo vuoi, 
va’ per le strade e tra la gente
diglielo veramente.
..

 

senza dubbio una canzone che emoziona….

 

e continuo a cantare e a ballonzolare al ritmo, come se un raggio di sole fosse entrato di prepotenza dentro me, dentro la mia anima, come se la primavera avesse bussato e aperto le porte per cambiare aria….. e che volete farci, io sono meteopatica, questo sole mi ha messo il pepe addosso, mi ha acceso tutti i sensi.
e mentre penso queste cose e ascolto mi sento pervasa da una romantica e incrollabile voglia di vivere e dalla certezza che tutto andrà bene anche se il sole se ne sta andando lasciando il posto a un cielo un po’ più grigi.ma ormai io ce l’ho dentro il sole!

 

girasole e mezze lune alla gelatina di balsamico

girasole e mezze lune alla gelatina di balsamico
porzioni per 4 persone
per il ripieno
4/5 foglie di bietola con le loro costole bianche
1 fetta di prosciutto cotto affettata alta
1 mozzarella piccola 
ricotta di latte vaccino – 250 gr. circa
(quella che si ottiene con un libro di latte)
noce moscata
fiori di macis
sale e pepe
olio extra vergine di oliva
tagliate in striscie sottili , lavate e cuocete nel microonde la bietolina per 4/5 minuti alla massima temperatura.
sminuzzatela piuttosto grossolanamente e aggiungete la ricotta, le spezie grattugiate, il prosciutto cotto tagliato a dadini, la mozzarella sminuzzata e  amalgamate il tutto. assaggiate di sale e pepe.
girasole e mezze lune alla gelatina di balsamico
per la pasta

400 gr. di farina di semola di grano 

duro rimacinata Molino Chiavazza 
2 uova
acqua q.b.
mettete la farina sulla spianatoia e cominciate ad impastare con le uova: dovrete sicuramente aggiungere dell’acqua perchè di solito la proporzione fra farina e uova è di 1:1, ma, volendo io fare la pasta un po’ più leggera ho eliminato le due uova. impastate fino ad ottenere una bella pasta elastica. lasciatela riposare coperta con la pellicola per una mezz’ora nel frigo. tagliatela in piccole porzioni e passatela con la macchina per la pasta fino ad ottenere delle striscie sottili.
scegliete la forma che più desiderate dare alla vostra pasta. riempite con abbondante ripieno e chiudete i vostri gioielli con i rebbi di una forchetta. spolverate con pasta di semola perchè non si attacchino e lasciateli riposare.
per il condimento
gelatina di “balsamico” 
burro 
parmigiano reggiano
sciogliete 100 gr. di burro in un pentolino. la gelatina di balsamico tenetela al caldo sopra una fonte di calore o fra le mani per renderla più liquida. cuocere i girasole in acqua bollente salata con una goccia di olio per 5/6 minuti (a seconda dello spessore della pasta), scolarli bene dall’acqua in eccesso e condirli con un filo di olio, una spolverata di parmigiano grattugiato e un filo di gelatina di balsamico.
girasole e mezze lune alla gelatina di balsamico
con questi girasole  partecipo al contest di Arricciaspiccia e dell’ Azienda agricola Mariangela Prunotto in collaborazione con lo chef Claudio Sadler
una nota: sono rimasta piacevolissimamente colpita dalla bontà dei prodotti dell’azienda Prunotto, in special modo mi ha stupita questa gelatina di balsamico che si sposa ottimamente con il salato….

 

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