Il ragù di carne alla toscana con la polenta…. classicamente classico…

per le orecchie

per gli occhi

oggi classico, che più classico non si puo’. 
Era un bel po che covavo di postarvi il classico ragù toscano: il sugo di carne, come si dice noi…..
Ho imparato da mia mamma, da mia nonna, dalla mia bisnonna. Mi ricordo fin da bambina questi profumi meravigliosi che sprigionava il soffritto di verdura, poi la carne sfumata con il vino rosso di quello buono…. sono i profumi della mia infansia, profumi di casa, profumi di amore di quello vero, di benaccio, come avrebbe detto mia nonna.
Vi occorrono, per un bel tegame di sugo.
600 gr. di macinato di carne di manzo
200 gr. macinato di carne di suino
1 grossa cipolla rossa
2 coste di sedano
1 carota grossa
1 pugno di prezzemolo
4 foglie di alloro
sale integrale  e pepe (sia in chicchi che macinato)
1 bicchiere di vino rosso (buono)
1 tubo di concentrato di pomodoro
600 gr. c.ca di pomodori pelati passati
olio extra vergine di oliva 
un tegame possibilmente in alluminio o 
comunque con il fondo spesso
un po’ di pazienza


Cominciate con fare il battuto, io lo faccio con il mixer ma trito ogni ingrediente da solo. Prima la cipolla e poi l’appoggiate a sgocciolare su un colino a maglia fitta, poi la carota, il sedano e infine il prezzemolo. Unite tutte le verdure e strizzatele con le mani in modo da togliere l’acqua in eccesso. Nel tegame con i bordi alti (32 cm. di fondo) mettere un po’ di olio (non potete essere tirchi, l’olio in questo caso ci vuole, che almeno il fondo sia quasi tutto coperto) e cominciate a soffriggere la verdura tritata a fuoco veloce. 
Il fuoco sempre brillante, mi raccomando. Quando il soffritto è cotto, in pratica quando ha cambiato colore, aggiungete 2 foglie di alloro spezzate a metà e la carne sminuzzata con le mani. Cominciate a girare con il mestolo in modo che nè la carne nè il soffritto si attacchino e si brucino. Salate la carne e aggiungete anche una bella spolverata di pepe macinato. La carne deve essere cotta prima di aggiungere il vino, dovete sentire il profumo di “ciccia” che si sparge per tutta la cucina e allora, solo allora, aggiungete  mezzo tubo di concentrato di pomodoro. Continuate a girare. Quando la carne è diventata rossastra mettete il bicchiere di rosso e fatelo andare velocissimamente sempre continuando a girare.  Sfumato il vino aggiungete il pomodoro e un po’ di acqua con cui sciacquerete i barattoli dei pelati. 
 

Aggiungete alcuni chicchi di pepe nero e altre due foglie di alloro intere. Assaggiate se giusto di sale e pepe e lasciate sobbollire per una ventina di minuti fino a che il pomodoro è cotto.
Nessuno in casa mia fa il sugo di carne uguale all’altro: mi ricordo che la mia bisnonna, la Giulia, lo faceva nero e con poco pomodoro, la mia nonna era famosa perché lo faceva anche con la carne di coniglio ed era rosso e lungo. Mia mamma lo fa uno spettacolo con un po’ più di pomodoro e le sue lasagne sono famose su tutto l’emistero settentrionale del mondo. Io lo faccio una via di mezzo, a me viene abbastanza  unito ma comunque….. buono. Con la polenta, con i ravioli di patate maremmani, con i pici fatti in casa, con le lasagne…. come volete voi, ma TOSCANO!!!!!

 Fatto domenica, finito ieri sera con la polenta…..

Continue Reading

Il pane dolce del sabato per quelle figliole dell’MTC

per le orecchie
Maria Callas
Leggendo la ricetta (emozionante per me che adoro i lievitati) di Eleonora e del suo pane dolce del sabato mi sono chiesta quando è stato il mio primo MTC.
Sono andata indietro nel tempo, a rivedere nel paginone di quelle filgliole,  quelle pazze scatenate, e mi sono ricordata della mia prima volta: le tagliatelle. 
Il mio primo MTC, mi ricordo ancora l’emozione di una quasi nuova bloggeressa che si affacciava nel mondo di queste  ragazze vulcaniche ed espansive. Mi è sempre piaciuto partecipare alle loro sfide, dentro i miei limiti si intende, e anche sapendo che mai avrei vinto partecipare e “mostrare” il risultato per la sfida mi ha sempre inorgoglito. Per questo intanto le ringrazio perchè facendo i conti dal loro paginone questa è la sfida n. 24: l’MTC compie due anni effettivi, auguri figliole!!!!
La mia abitudine al chiamarle figliole, che qui in toscana è come dichiararle amiche di marachelle, è nata da subito, deve essere che mi sono sentita a casa  con loro.
Ma divagando di qua, divagando di là  ora torno in carreggiata e a parlare di pane dolce del sabato…..
Dicevo che il pane dolce del sabato di Eleonora mi ha subito commosso. Mi piacciono le tradizioni e quindi questa era la sfida per me. Mi piacciono i lieviti e quindi questa era la sfida per me. Ho un paio di marmellate come asso nella manica che non vedo l’ora di provare e quindi questa era la sfida per me: Elenonara, GRAZIE!
La ricetta è pari pari come dice lei , ho unito la farina, lo zucchero e il sale e li ho setacciati insieme. Ho preparato il lievito e ho cominciato ad impastare aggiungendo prima l’olio e poi una per volta le uova.
Ho lasciato lievitare nel forno acceso per un paio di ore.

Al raddoppio della pasta ho diviso in due pezzi. E ogni pezzo ancora in 3 e preparato le strisce. Due trecce, due gusti.

Al raddoppio della pasta ho diviso in due pezzi. E ogni pezzo ancora in 3 e preparato le strisce. Due trecce, due gusti.

La prima treccia con  una golosissima gelatina di mele cotogne, pinoli,gherigli di noci e qualche chicco di uva sultanina

La seconda con marmellata di uva fragola, uvetta sultanina e alcune marndorle finemente tritate.

Ho distribuito sulle strisce la marmellata (senza essere tirchia) e i vari ingredienti, ho chiuso i salsicciotti e li ho uniti in una treccia. Ho adagiato le trecce sulla carta da forno oleata e sulla placca del forno e poi in forno con la luce accesa per altre due ore. Sono lievitata, uuuuhhhh se sono lievitate. Io le avrei mangiate anche senza cuocere per esser sincera ma mi sono trattenuta.

Mio figlio, il principe ereditario, e la sua ragazza hanno girato
intorno all’impasto come api sui fiori per tutto il pomeriggio. Sono poi
arrivati alla conclusione che non si puo’ aspettare 4 ore di
lievitazione per mangiare un dolce, salvo poi ricredersi all’assaggio
della treccia. Si, hanno detto, si può aspettare 4 ore di lievitazione
se questi sono i risultati….. quando si dice la soddisfazione! Grazie
Eleonora, l’avevo già detto? Mi ripeto volentieri: grazie!!!!

Dopo le due ore canoniche di lievitazione ho spennellato le trecce con il tuorlo sbattuto con l’acqua e ho cosparso di semi di sesamo.

Nel mio forno a 180° per 15/20 minuti.

Il pane dolce del sabato con gelatina di mela cotogna, noci e pinoli

Il pane dolce del sabato con marmellata di uva fragola e sciroppo di uva fragola d’accompagnamento….

e per finire in bellezza
a tutto volume, per cortesia!

grazie a tutti e buon martedì!

Uuuuuuhhhhhhhhhhhhh, dimenticavo, questo pane dolce del sabato (preparato di domenica)  partecipa all’MTC di Ottobre 

Continue Reading

Siamo quello che mangiamo, orecchiette di farina di farro ai peperoni

per le vostre orecchie 

“NOI SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO”
Ludwig Feuerbach

« Siamo situati all’interno della
natura; e dovrebbe essere posto fuori di essa il nostro inizio, la
nostra origine? Viviamo nella natura, con la natura, della natura e
dovremmo tuttavia non essere derivati da essa? Quale contraddizione!
Fra altisonanti piatti che sfiorano il tetto del mondo tanto sono elaborati, composti, decomposti,strutturati, ridotti, stravolti, fra cuochi che secondo me non sanno più che inventarsi per stupire, fra ricette che hanno nomi lunghi km e quando poi vai a vedere ti accorgi che sono semplicemente fagioli borlotti conditi, fra tutte queste ostentazioni altisonanti, fra tutte queste volontarie ostentazioni altisonanti, fra tutte queste (bisogna trovare il coraggio di dirlo ogni tanto) ridicole scomposizioni (se deve essere fritto che fritto sia e non  “carciofo in uovo e farina saltato in olio di semi di girasole bollente con aggiunta di sale integrale e profumo di…..” ) ma c’è qualcuno che si ricorda della cucina vera, quella semplice, quella di una volta, quella che si cucina con 3 ingredienti e magari due sono scarti?
Già, perchè adesso siamo tutti dott. in cucinologia, siamo tutti meraviglie del mondo gastronomico, siamo dei geni. Si fa una minestra di patate , semplice liscia e lineare, e la si chiamo “potage”, che, si, insomma gli da un certo fascino, sai, la cucina francese… ma che potage e potage del cavolo: minestra di patate. Punto.
Mi sono un po’ rotta le scatole di tutta questa ricercata ricercatezza, di tutta questa finzione: Mia nonna avrebbe detto:
ma che vuoi dare sapore al sale?
E avrebbe avuto ragione. E allora, allora visto che io sono una popolana, visto che ho delle bellissime tradizioni culinarie toscane, e che soprattutto NOI SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO ho deciso di prendermi cura di me un po’ meglio e un po’ più attentamente attraverso il cibo. 
Sono stata da lunedì scorso in compagnia di un virus. Mi ha regalato febbre alta, dolori articolari per tutto lo scheletro (credo di aver avuto a un certo punto la consapevolezza di tutte le mie 206
ossa delle mani tanto di dolevano), mal di testa e annessi e connessi. Si è aggregato alla festa un attacco di sinusite e ho avuto anche, logicamente, la visita di un Herpes simplex che si è impadronito di una delle mie labbra: una settimana da Dio insomma. Comincio a riprendere fiato oggi, che non ho febbre, ma non mi dichiaro in forma. Sono stata 3 giorni senza mangiare, mi ero scordata di dire che ho avuto anche attacchi di vomito e diarrea,  e a quel punto si sono preoccupati tutti: io che non mangio per 3 giorni, io che non cucino per 3 giorni, io che non posso neanche sentire l’odore del cibo per 3 giorni……allora sta male davvero! Mortacci loro!
Ma sono sopravvissuta, risorgo dalle ceneri come una fenice (veramente mi sento un fenice un po’ azzoppata e parecchio abbruciacchiaticcia) e ho cominciato ad avere fame…. segno buono, si sono detti tutti.  Ma non avevo voglia di niente. Di niente del solito. Ho passato in rassegna diversi ingredienti, alla fine mi sono accontentata di una minestrina semplice semplice con un brodino di verdura, da malata, insomma. Oggi che sono un po’ più in forma ho anche voglia di cucina e di cucinare qualcosa di buono,  soprattutto di sano.
Mentre ero in preda alla febbre (dovete sapere che per me a  36,9   E’    febbre, sono già un cadavere dolorante e piagnone) ho avuto le visioni: c’era la mia amica  Lo che mi intimava di diventare vegana, c’era tutto il gruppo di Salutiamoci chi mi guardava con occhi sfavillanti di collera e che mi diceva che dovevo smettere con tutta quella “ciccia”, la Cami che povera piccola elfetta mi guardava e scuoteva la testa ripetendo anche lei “troppa ciccia” ……  che mi potevo mangiare oggi se non
orecchiette di farina di farro ai peperoni ?
Mezza morta, leggermente disorientata ma dieci minuti di energia per farmi una bella pasta me li sono trovati….sia mai!
per la pasta:
200 gr. di farina di farro
100 gr. di farina di semola di grano duro
50 gr. di farina di castagne
acqua q.b.
un filo d’olio extra vergine di oliva
Impastate le farine che avrete prima setacciato con l’acqua e l’olio fino a che non diventanto morbide ed eleastiche. Lasciate riposare la pasta per una mezz’ora almeno a temperatura ambiente. 
Fate dei rotolini di pasta e tagliateli a misura e poi con il vostro ditone cercate di dargli la forma delle orecchiette facendoli scivolare su una forchetta. Le mie sono venute piuttosto piatte, ho dato la colpa al fatto che non ero molto in forma, qualcuno se la doveva prendere sta colpa, no?
Intato prendere  12 peperone verde, 12 giallo e 12 rosso (in alternativa anche tutti di un colore vanno bene, meno cromatici ma buoni ugualmente) e tagliatelo a striscette. Mettetelo a cuocere in olio di oliva. A metà cottura aggiungete sale e pepe e delle olive nere. Finiti di cuocere con l’acqua della pasta che sarà densa di farina. Cuocete le orecchiette per una decina di minuti o anche più in abbondante acqua salata e un filo di olio e saltatela nel sughetto dei peperoni. Se volete potete grattugiarci sopra del formaggio ma anche no. Io ho grattugiato un po’ di sedano rapa che con il suo sapore pizzicante mi piace un sacco ultimamente.
Mi sono ripresa un po’, pochino ma un po’ si…
buona vita a tutti!

Continue Reading