Zuppetta di polpo

Zuppetta di polpo

una zuppetta di polpo, diversa dal solito, un piatto unico molto gradevole e veloce.

comunque sono arrivata alle ferie, credevo di non farcela quest’anno.

che fatica ragazzi: il caldo, la stanchezza, i milleeuno problemi, le minchiate, le interferenze e le cose di tutti i giorni.

via, vado un minuto in Sardegna e poi rientro, mi ricarico lo spirito nelle acque del mare e torno.

veniamo a noi, alla zuppetta.

zuppetta di polpo, legumi e pasta. la ricetta la trovate leggendo sotto.

Musica consigliata per l’ascolto:

Let’Em in , Paul Mc Cartney

“open the door let em in”
apri la porta, lasciali entrare

Zuppetta di polpo
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Schiacciata secca con semi di sesamo e farina di segale

Se dico Schiacciata secca con semi di sesamo e farina di segale che vi viene in mente?

si addice la foto sotto?

ci sono ricordi che a volte non riuscirai mai ad eguagliare, la schiacciata all’olio secca per me è uno di quelli.

ci ho provato mille volte, ho chiuso gli occhi e rievocato il profumo, la consistenza, l’aspetto, l’olio che sfrigolava ancora liquido sulla crosta dorata ma non sono mai riuscita a rifarla, almeno non come quella che mi ricordo.

questa era buona però, non l’ho detto solo io, era molto molto vicina al ricordo.

bella, croccante e “unta” al punto giusto, con l’aggiunta dei semini di sesamo e la farina di segale (due delle mie passioni)

Schiacciata secca con semi di  sesamo e farina di segale

Shiny Happy People, R.E.M.

Sono stanca, a volte sono stanca.

Ma mi sento così stanca da non sapere dove appoggiarmi per respirare un po’.

Poi nascondo tutto con un sorriso e faccio finta di niente.

In questa foto si vede tutto: l’età, le rughe, il sovrappeso, la stanchezza.

E si vede anche la cosa che più mi infastidisce di me, quella che vorrei tenere nascosta ma che non riesco a fare. Si vede l’anima.

Scappa fuori dagli occhi: vorrei avere degli occhi cattivi, duri, quegli occhi che quando ti guardano sono una dichiarazione di forza, di indipendenza, di “guerra”.

E invece viene sempre fuori lo sguardo da cerbiatto, lo sguardo che vedevo negli occhi di mio babbo.

Non fraintendetemi, non sono fatta di porcellana, sono dura come il granito se devo, ma fondamentalmente sono fragile.

Sono così fragile che mi da fastidio uno sguardo, una parola, un cenno o una risposta non data.

Mi sono rotta così tante volte che non le conto più e tutte le volte mi sono ricostruita, sono come quelle ceramiche giapponesi rimesse insieme con l’oro. E ogni volta mi cresce una cicatrice in più, sul cuore, dove non si vede ma dove fa anche più male.

Le rughe non mi pesano, come i capelli bianchi, li porto con orgoglio, i miei 57 anni me li sono vissuti, nel bene e nel male.

Se guardo quello che ho sono anche contenta: ho due figli, una casa, un bel lavoro, delle belle amicizie, delle persone su cui contare e tanto amore.

Sono aperta a soluzioni migliori…

Schiacciata secca con semi di  sesamo e farina di segale
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Biscotti casalinghi al vino bianco

Firework, Katy Perry

questi erano i biscotti di mia mamma.

semplici, tranquilli, senza fronzoli e senza estetismi forzati.

ma buoni

buoni oltre misura.

di quelli che ti metti a guardare la televisione sulla poltrona, infilata in un vecchio plaid di lana, con il calore del fuoco nel caminetto accanto a te, lo scoppiettio della legna, il profumo di fuoco e i biscottini accanto a te sul tavolino.

di quelli che fanno casa, fanno comfort zone, di quelli che ti senti al sicuro anche se in realtà sei in mezzo a una bufera.

di quelli che appena ne prendi un morso tutta la tempesta svanisce, tutti i rumori si attutiscono, tutte le brutture spariscono.

per pochi secondi, solo per pochi secondi mentre il profumo ti arriva al cervello, mentre i denti mordono la crosta croccante e trovano l’interno morbido. per pochi secondi tutto diventa sfuocato e senti solo “casa”

perchè la casa uno se la porta dentro, quell’infinito incondizionato amore, quello che non puoi fare a meno di sentire, quello che ti ha cullato per tutta la tua vita.

e fuori ci puo’ essere il mondo più cattivo che vuoi, tu, a casa tua, dentro di te stai bene.

stai bene come un biscottino al vino fatto dalla mamma.

la ricetta è vecchia, una di quelle trovate arrotolate e legate con un fiocco rosso del ciambellone, di quelle scritte sulla carta profumata e impataccata di zucchero a velo e di nostalgia.

sotto trovate la ricetta originale della Mara, quella scritta di suo pugno ma approssimativa, il famoso “a occhio” o il “mezza tazza” (quale tazza? ) o “una punta” di lievito… una punta? una punta di che cosa….

ho provato varie volte, adesso ci sono quasi.

ma non saranno mai buoni come i suoi, nei suoi c’è l’ingrediente speciale: il ricordo di una cosa bella.

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