Pippilotta Viktualia Rullgardina Succiamenta Efraisilla Calzelunghe,
(Pippilotta Viktualia Rullgardina Krusmynta Efraimsdotter Långstrump)
correva l’anno 1970.
avevo poco più di cinque anni, ma andavo già a scuola e sapevo leggere.
come tutti i bambini d’Italia, o quasi tutti i bambini d’Italia, guardavo la serie tv di Pippi Calzelunghe.
era diventato un appuntamento fisso, eccitante, imperdibile.
come si faceva a non amare quella bambina un po’ svanita, forte come un toro, che viveva da sola nella sua grande casa con un cavallo bianco a pois neri e una scimmia, il Signor Nelson?
come si poteva non amare tutto quello che lei incarnava? la libertà, la gioia, la fantasia.
e io ne ero innamorata, tanto innamorata che avevo cominciato a mettere da parte i soldi per comprarmi il libro.
leggevo già spedita e quindi il libro lo volevo a tutti i costi.
non ho ricordi chiarissimi, avevo solo 5 anni, ma ho ancora le sensazioni dentro di me.
ricordo che chiedevo a tutti i miei parenti più vicini i soldini per arrivare alla fatidica cifra.
una grossa mano me la diede mio babbo, che mi allungò gran parte della cifra.
ero, all’epoca, ancora figlia unica. il centro del mondo per diverse persone insomma.
mi ricordo il pomeriggio: estate, c’era il sole, faceva caldo e io che parto da casa, indossavo i sandali con gli occhi, quelli blù, con i calzini bianchi traforati (che odiavo perchè mi lasciavano tutti i segni sulla pelle ma che mia mamma adorava e quindi quel giorno non potevo certo contraddirla, avesse mai fermato la mia marcia!), abitavo relativamente vicino alla cartoleria (una delle poche cartolerie del paese). mi avvio quindi a piedi con il mio borsellino pieno di monetine e il cuore traboccante di gioia.
il paese era piccolo e non c’erano tutti i pericoli che ci possono essere adesso: poche macchine, parecchie biciclette, ci si conosceva tutti e quindi si poteva anche lasciar andare i bambini in giro da soli.
parto, con il cipiglio tipico dei seinni e vado spedita come un razzo dalla Vilca.
la Vilca, signora molto bella, alta e filiforme, sulla quarantina, bionda, elegante, quasi svedese, detentrice della suddetta cartoleria.
se volevi un lapis andavi dalla Vilca, se volevi i libri di scuola andavi dalla Vilca, se volevi le spezie andavi dalla Vilca, se volevi le caramelline…. uguale, andavi dalla Vilca.
l’unico neo della Vilca era che non sempre ci trovavi lei e il suo sorriso, a volte ci trovati la Beppina, la anziana mamma della Vilca.
imponente, enorme, grassoccia, matriarcale. con spessi occhiali con la montatura di tartaruga e i capelli bianchi, ormai sottili, raccolti in una crocchia sulla sommità della testa.
ripensandoci ora mi assomiglia molto al mostro ciccione di Guerre Stellari,
Jabba the Hutt, quello che teneva alla catena la principessa Leila. lei, la Beppina, imponente, vecchia, dispotica e intimorente per una bambina piccola come me. per di più c’era il bancone alto, di legno con le vetrine trasparenti e lei era dietro, seduta in alto sul suo scranno che ti guardava dall’alto e sembrava sempre giudicarti.
che cosa vuoi bambina?
mi ricordo ancora benissimo il suo della sua voce grave. appena entrata il cuore mi andava a mille, dovevo affrontare il cerbero.
voglio il libro di Pippi Calzelunghe, quello con la copertina rossa…..
le parole erano scappate fuori di corsa, veloci, troppo veloci….
lei mi guarda e si alza, tamburellante, dondolante e si avvia verso lo scaffale dei libri.
scende i tre scalini del bancone, sul cui bordo c’erano enormi vasi di vetro con tutte quelle famose caramelle colorate piene di coloranti ma che tanto mi piacevano (le avrei rovesciate tutte per terra e mi ci sarei buttata dentro volentieri per assaggiarle e godermele tutte insieme) e si avvicina a me per passarmi davanti.
e mi rendo conto che non era poi così enorme. era grassa, quello si, ma profumava di buono. forse di lavanda, con il senno di poi.
dondolando verso la scaffale la Beppina tira fuori il libro, si gira e mi guarda senza sorridere, seria:
ma ce li hai i soldi?
si si, mi affretto a rispondere io, e già me lo sentivo fra le mani il tanto ambito libro, bello, bellissimo, rosso e con Pippi e i suoi codini che mi strizzava l’occhio con le sue pose assurde.
le porgo tutti i miei spiccioli, che a mala pena entravano nella mia mano. lei li prende, li conta e mi guarda:
mancano 5 lire
dice.
il panico.
come, mancano 5 lire? le ho perse, le ho perse per strada perchè li avevo ricontati tutti con la nonna Giulia, la bisnonna Giulia che era delle stesse dimensioni delle Beppina ma sempre più sorridente, e anche lei, la nonna, aveva detto che si, c’erano tutti. e ora? che faccio?
e improvvisamente il sole: la Beppina, la terribile Beppina mi guarda e mi sorride e mi dice:
ma ti faccio lo sconto perchè i bambini che leggono mi piacciono
credo di essere svenuta, non fisicamente ma dentro. liquefatta. la Beppina che sorride?
sono uscita da quel negozio con il libro sotto braccio e un chewing-gum a pallina rosso (anche quello omaggio della terribile Beppina) e mi sembrava di essere la regina del mondo.
il libro è a casa mia adesso, in uno scaffale della libreria, insieme ai classici della letteratura.
un po’ sgualcito, l’ho letto e riletto, e ho guardato le illustrazioni, e ci ho sognato sopra per anni.
sgualcito ma ancora intero.
l’ho visto ieri sera e mi sono tornati in mente tutti i ricordi di una vita fa.
a qualcuno li dovevo pur raccontare, no?
Un inciso, lunedì mattina io sarò alla
Chef Academy con altre 5 colleghe blogger a cucinare con gli chef stellati, lo dico adesso e poi non lo dico più e non ci penso più: cercherò di fare del mio meglio, cercherò di rubare con gli occhi un pezzettino di sapere di questi grandi cuochi, cercherò di non fare figuracce e cercherò di divertirmi. farò tante foto e vi racconterò nei minimi particolari questa avventura, che comunque vada sarà un successo.
e non vi dico che se ci penso mi tremano le gambe, non ve lo dico e non me lo dico, vi dico solo che il mio cervello va a mille in questi giorni, ho un’energia che sgorga limpida e veloce, una botta di adrenalina insomma, e mi pregusto il formicolio emozionale alla base del collo quando comincerà la sfida.
che vinca il migliore (e voi dovrete supportarmi votandomi quando sarà il momento) e …. il meglio deve ancora venire!
frollini al mascarpone e datteri
250 g. di farina tipo 0
3 cucchiai di zucchero semolato
50 g. burro
1 cucchiaio di mascarpone
2 cucchiai di fiocchi di avena
2 cucchiai di noci tritate
2 cucchiai di uvetta
1 cucch. di curcuma
2 uova
10 datteri
un pizzico di sale
tutti insieme, le farine, lo zucchero, la curcuma
i fiocchi di avena, le noci tritate e il sale
unite il burro e fate le briciole
come fosse pastafrolla
aggiungete le uova, il mascarpone, l’uvetta
non bagnata e i datteri denocciolati
e sminuzzati grossolanamente.
fate riposare per mezz’ora in frigo
e poi stendete la pasta alta almeno 1/2
centimetro.
tagliateli a rettangolini o come volete
voi,
bucateli con i rebbi di una forchetta
per vezzo
spargete dello zucchero sulla carta forno
e appoggiateci sopra i biscottini
cuoceteli funzione ventilata
a 180° C per 9/10 minuti
toglieteli dal forno e lasciateli
freddare
(se ce la fate)
su una griglia.
se siete una foodblogger
fategli le foto e ditemi se vi sono piaciuti,
magari con un bel post!
alle noci, ai datteri e all’uvetta
puo’ sostituire con farina tipo 0 le noci e invece di frutta secca
frutta fresca…. ok?
pensatemi lunedì mattina!!!