è la storia del grano arso, gren jars in dialetto pugliese (ringrazio Aurèlie Scarafino per la dizione precisa), prodotto tipico antico di questa magnifica regione della terra italiana.
in tempi antichi, dopo la mietitura del grano, si bruciavano le stoppie per ripulire il campo per la semina dell’anno seguente. i latifondisti concedevano ai contadini di raccogliere i chicchi di grano caduti dalla semina e rimasti in terra, affumicati dopo la bruciatura. questo è il grano arso, e da questo grano si otteneva una farina scura, affumicata che serviva per fare pane e pasta, per mettere insieme il difficile pasto quotidiano.
adesso il grano viene affumicato al punto giusto, la bruciatura rende la farina cancerogena, e macinato.
ma il profumo è lo stesso, intenso, pieno, di vita vera.
immaginatevi la mia meraviglia quando, arrivando al mio solito supermecato trovo un nuovo scaffale intero di una nota marca di farine di qualità: ho comprato di tutto.
al diavolo l’idea che bisogna non accendere il forno, che le farine d’estate danno le farfalline, che bisogna aspettare che rinfreschi: grano arso, integrale macinata a pietra, tipo 1, tipo 2, di forza 400 w, tutto, ho comprato tutto!
e questo è il risultato, un pane con un profumo incredibile, un pane di una sofficità estrema e con una crosta croccante e saporita.
germogliando: insalata di germogli di lenticchie, patate e cipolle rosse di Tropea
- ho preso due vaschette di plastica per le verdure, quelle che normalmente troviamo al supermercato, le mie erano di funghi champignon ed erano di colore nero.
- sul fondo della prima ho fatto dei fori con un grosso ago arroventato in modo da far comunque drenare l’acqua che serve per la germogliazione.
- l’altra vaschetta mi è servita come contenitore della prima.
- ho preso le miei lenticchie (io vi consiglio di cominciare con 3/4 cucchiai perchè diventano tanti germogli) e le ho lavate, le ho lasciate a bagno per dodici ore in acqua fredda. tutto questo la sera dopo cena
- al mattino dopo, prima di andare al lavoro, ho sciacquato le lenticchie e le ho scolate bene.
- le ho messe dentro la vaschetta forata che poi ho messo dentro l’altra vaschetta con un distanziatore sotto in modo che l’acqua in eccesso potesse comunque defluire.
- ho coperto con un panno in modo che non entrasse troppa luce
- la sera dopo cena ho ripetuto l’operazione, sempre stando ben attenta alla pulizia e a non lasciare ristagni di acqua.
- così per 3 giorni per avere questi germogli, ma vi assicuro che mi sono emozionata appena li ho visti spuntare! come si faceva a scuola da bambini, che la maestra ci faceva germogliare i fagioli nel cotone idrofilo, vero Amanda?
logicamente a lei, alla 17enne non sono piaciuti
un gran che, allegano, ha detto.
ma riprovo stasera con la soia gialla e poi….
ho un mondo di semi da far germogliare!
lampredotto, sette trippe e frattaglie varie…..
Quando noi premiamo il bottone play, che cosa sentiamo?
La traduzione in musica delle particelle cosmiche. Le due sonde Voyager sono state lanciate nel 1977. Oggi sono ufficialmente in pensione, ma continuano a viaggiare nell’universo, raccogliendo dati e trasmettendoli alla Terra. Per risparmiare energia sono stati spenti molti dei loro strumenti, come le videocamere o le macchine fotografiche. I rilevatori di particelle cosmiche invece funzionano ancora e le batterie al plutonio dovrebbero mantenerli attivi per almeno altri vent’anni.
e ora passiamo dal sacro al profano…..
a me le frattaglie mi sono sempre piaciute.
che ci posso fare.
sempre.
non sono una schizzinosa, non penso che dentro quello che sto mangiando un tempo c’erano succhi gastrici, erba ruminata per non dire…. altro.
devo ammettere che ho qualche difficoltà a mangiare le rane o le lumache, ma per le frattaglie non ho nessuna remora: mando giù di tutto senza pensarci.
ma questo non vuol dire che non capisca chi proprio non ce la puo’ fare….
una delle mie frattaglie preferite è il lampredotto. senza dubbio. insieme alla trippa alla fiorentina e al cervello fritto.
ma voi sapete che cos’è il lampredotto? no? il lampredotto è l’abomaso del bovino, il quarto stomaco, la parte più bassa. c’è una parte magra, chiamata gala (come quella dei vestiti) e una parte grassa chiamata spannocchia, tutti nomi inventati dai fiorentini per riconoscere le varie parti.
a Firenze si parlava di trippe già dal 1400, e si raccontava di botteghe fumose in riva sull’Arno o di pesanti carretti di ambulanti che al grido di “trippe!!!!” aiutavano la fame primordiale dei poveri ad essere meno acuta. ci si potevano togliere le “grinze” dallo stomaco per qualche centesimo, si potevano mangiare proteine nobili a basso costo. si, perchè a quei tempi la parola fame era una cosa quotidiana e la risposta arrivava dagli scarti di lavorazione delle bestie, quelle parti che i signori non gradivano ma che invece riuscivano a riempire lo stomaco con pochi soldi alla popolazione meno abbiente.
ma a Firenze il trippaio è rimasta un’istituzione.
adesso ci sono le moderne versioni dei carretti, chioschi con tutti i comfort per il trasporto e il servizio della tanto amata frattaglia dei fiorentini.
adesso nei banchi dei trippai, sparsi in vari punti strategici di Firenze, si trovano diverse versioni di lampredotto: in inzimino, con bietole e spinaci, con le patate, con i piselli, con salsa verde e la salsa piccante, all’uccelletto con i fagioli e il pomodoro, ma, il vero lampredotto è, indubbiamente e insindacabilmente lui, il panino croccante bagnato nel brodo e farcito con gala e spannocchia, sale e abbondante pepe.
e lo mangi in piedi, davanti al trippaio che ti guarda e pende dalle tue labbra, o meglio dai tuoi occhi perchè le tue labbra sono occupate a mordere, addentare, assaggiare e assaporare tanta grazia divina.
e se ti cola il rivolo di sugo dall’angolo della bocca non importa, lo fermerai con un tovagliolo e ricomincerai a deliziarti del tuo panino, caldo, profumato, peposo ed incredibilmente buono. e dopo? un buon bicchiere di chianti, rosso, robusto.
fatevelo dire dalle bloggalline: anno scorso quando ci siamo ritrovate a Firenze una parte di noi ha pranzano con il lampredotto, in piazza del Porcellino, se lo ricorderà bene lo Zio Piero, unico gallo nel pollaio.
utto questo per dire che a Firenze il panino con il lampredotto è un’istituzione, una cosa normale, vera, reale.
da noi in tutti i supermercati si trova normalmente il lampredotto a un costo bassissimo.
e la preparazione del piatto è la cosa più semplice del mondo, deve solo bollire e bollire e bollire e bollire!




