mini cheesecake al gorgonzola dop, fichi caramellati e Ficotto

mini cheesecake al gorgonzola dop, fichi caramellati e Ficotto
 
 
 
musica consigliata  per l’impasto
 
 
entri in cucina tornando dal lavoro, tutto spento, al buio di una giornata di dicembre,
 piovosa e umida.
unica luce nella stanza il bagliore del fuoco nel caminetto. 
e subito ti lasci avvolgere dal profumo del legno che brucia, 
dal tepore e dal calore rilasciato dal fuoco.
il primo istinto è quello di sedersi, davanti al fuoco, sulla poltrona e rimanere là, 
assorta, beata e senza pensieri, 
ancora completamente vestita con tanto di cappotto gocciolante di pioggia.
poi piano piano  rientri nella  realtà  e ti  rimette in moto.
ma il calore del fuoco rimane, anche dentro, nell’anima. 
e allora per me  la migliore prosecuzione di questo momento   è cucinare
entrare in sintonia con gli ingredienti, con calma, con tranquillità, in lentezza.
è un lusso che mi concedo, almeno una volta alla settimana. 
accendo la musica, mi verso un buon bicchiere di vino, 
annodo il grembiulone nero che liscio sui fianchi   e cucino.
e cucino con passione, con amore, con delicatezza. 
ed  in ogni ingrediente scopro con gioia  la bellezza, l’unicità, il profumo.
 
 

quando sono stata invitata dall’azienda  Terra Vecchia a provare i loro  prodotti  a partecipare ad un loro concorso  ho accolto con molto piacere l’invito.
avendo scoperto che la cucina è fatta di particolari, di accortezze, di niente e di tutto ho pensato che con quei fichi caramellati avrei potuto fare scintille.
sono cresciuta in una famiglia di tradizioni contadine, dove far da mangiare era una cosa seria, non uno scherzo.  mia nonna non cucinava se gli ingrediente non erano come voleva lei, tante volte siamo rimasti delusi e depressi pensando di mangiare i suoi famosi ravioli e trovando un piatto di pasta al pomodoro. Non c’era la ricotta fresca oppure  gli spinaci erano brutti  diceva con il candore tipico di tutte le  nonne.
devo ammettere che allora, poco più che bambina, non capivo tutta questa differenza fra spinaci e spinaci. adesso si. adesso so per certo che con un ingrediente “buono” puoi fare un lavoro speciale, una cosa unica.

e meglio avere ingredienti  naturali, il più naturali e semplici possibili.
verdura dell’orto, adesso vanno di moda gli orti sui balconi, ma soprattutto prodotti di stagione (difficile trovare le zucchine in dicembre nell’orto!), possibilmente di provenienza bio, frutta di stagione, colta e mangiata. un lusso insomma, se consideriamo che siamo abituati ad acquistare di tutto e  per tutto l’anno sugli scaffali dei supermercati.
io abito in campagna, in mezzo a un bosco, per questo sono una privilegiata.
il terreno è duro, galestro e roccia calcarea,  ideale per le vigne, ma noi testardi abbiamo provato lo stesso a piantare olivi e alberi da frutto. fra gli alberi da frutto abbiamo due fichi, un borgiotto fiorentino e un fico verdino.  il borgiotto è il mio preferito: frutti neri e dolci da non si dire.
 
 
 
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Panissimo #24 e i pani cotti nel coccio

musica per la panificazione

non è colpa mia, è tutta colpa della Barbara che con il suo nuovo look ancora non è in grado di poter ospitare Panissimo #24 e allora…. allora mi tocca sacrificarmi di nuovo!
e voi capite che mi  sacrifico assai volentieri!
quindi, siamo di nuovo da me, siamo di nuovo a casa mia con i vostri pani meravigliosi.
tutte le raccolte trovo gioie nascoste fra le vostre ricette, trovo ricette stupende che viene voglia solo di rifare.
per il mese di Dicembre che ne pensate se oltre a panettoni & C.  facessimo anche una raccolta  di PANI IN COCCIO/PANI IN PENTOLA?
che ve ne pare?

tema speciale di questo mese  –  
 FACOLTATIVO e quindi ognuno puo’ postare tranquillamente tutte le proprie 
ricette anche non cotte in pentola – 
il PANE COTTO in COCCIO/PENTOLA
QUA  trovate le regole valide per la raccolta
QUA la raccolta di novembre, SOLO, e ci tengo a precisare SOLO 96 RICETTE e ne sono orgogliosissima!
QUA il nuovo sito di BARBARA, Bread & Companatico che partirà a pieno regime da gennaio con nuove ed interessanti rubriche per noi panofili 
il banner da inserire nel post della ricetta che invierete a noi, Panissimo, diventato Panissimissimo su facebook (vi invito a iscrivervi di corsa se ancora non lo avete fatto)
e anche dalla nostra raccolta gemella polacca, Zalapach Chleba,   per la sua raccolta mensile

qua sotto  la nostra rana blù  dove inserirete il  link della vostra ricetta

An InLinkz Link-up
aggiungete a questo link la vostra ricetta
 



pane cotto in coccio

sono sempre stata una a cui piace cambiare, provare, sperimentare.
adoro le cose nuove e sono una cuoriosa per natura quindi la sperimentazione del pane cotto in pentola è sempre stata una delle mie preferite.
con l’avvento della cucina economica poi le cose si sono complicate, non avendo un termostato sicuro per il forno e non potendo controllare spesso e volentieri opto per le lunghe e lente cotture con lo sportello fessurato per non rischiare di carbonizzare tutto.
una delle ultime cotture è stato questo pane a lenta lievitazione.
anche la lenta lievitazione in frigorifero è ottima per la praticità della cosa: ti puoi programmare le  lievitazioni e le cotture in base agli impegni della giornata!

ingredienti
150 g. di farina integrale naturale
150 g. di farina di semola rimacinata
100 g. farina tipo 1
100 g. farina tipo 0 di grano tenero 
300 g. licoli rinfrescato due volte 
acqua gr. 450
(la quantità di acqua dipende molto dalle vostre farine,
considerate che l’impasto deve essere morbido
morbido e quindi aggiungete o togliere a seconda della necessità)
nella planetaria sciogliere il lievito con l’acqua
setacciare le farine e miscelarle insieme
aggiungere un po’ per volta ed impastare
dopo che le farine e il lievito si saranno impastate
fermate tutto, coprite con un panno la ciotola della
planetaria e fate riposare una trentina di minuti
poi ripartite ad impastare fino a che non avrete
raggiunto l’incordatura.
ribaltate sulla spianatoia e fate un po’ di S & F,
per tenervi in allemento,
un giro di pieghe a tre ogni 10 minuti per tre volte e
poi dentro un contenitore di plastica unto con olio
extra vergine di oliva.
mettete tutto in frigorifero per 24 ore circa.

tirate fuori l’impasto dal frigorifero e fatelo acclimatare aperto al calduccio
per due o tre ore. valutate se togliere una parte
di impasto a seconda del vostro coccio di cottura.
ribaltatelo sulla spianatoia infarinata e fate un giro di pieghe leggero
mettetelo a lievitare in un cestino infarinato
con tanta semola e infilatelo nel forno spento, luce accesa e ciotola
di acqua calda a far vapore.
dopo un altro paio di ore il vostro pane sarà lievitato
scaldare il coccio*** in forno e poi ribaltarci dentro il pane dal cestino
infornare
nel forno statico di solito mi ci vogliono quasi 60 minuti,
io lo cuocio senza coperchio,
aggiungo un foglio di stagnola dopo una ventina di minuti
per evitare che si bruci la crosta.
quindi ricapitolando:
20 minuti a 200°C con vapore
30 minuti a 180°C coperto con stagnola
10 minuti togliere la stagnola e lasciare una fessura
del forno aperta.
una volta cotto ribaltare il pane e lasciarlo asciugare
su una griglia in modo che prenda aria anche da sotto
la cottura nella stufa economica a legna è più complicata,
volendo e quindi io lo seguo a vista cercando di evitare
il completo carbonizzamento del pane….. a volte non ce la faccio
e mi dispero ma altre volte invece il risultato è come quello sopra
e allora tutte le altre volte spariscono insieme al profumo e
al suono di questo

*** per coccio io intendo un tegame in terracotta, ma ho anche cotto in pentola, 
magari una pentola in alluminio e senza manici o inserti di plastica,
mi raccomando. in fondo basta usare un po’ di fantasia nella vita come
nella panificazione!






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il più grande spettacolo dopo il big bang: ‘o babbà ‘o rum o anche detto il babà dell’amicizia

babà al rum con lievito madre

babà al rum con lievito madre

mettetevi comodi, il post sarà lungo e logorroico, come sempre del resto.
è da quando sono andata qua che non ho pace.
era talmente buono, ma talmente buono che sono rimasta folgorata.
e si che il babà non è mai stato uno dei miei preferiti.
forse perchè non ne avevo mai mangiato uno degno di nota, avevo solo assaggiato pessime imitazioni inzuppati di rum fino allo stremo.
il babà di Gennaro Esposito  mi ha letteralmente estasiata, conquistata, affascinata.
e lo dovevo provare, dovevo vedere se almeno potevo arrivare vicino a tanta gioia per il palato.
non essendo ferrata nei grandi lieviti mi è venuta in mente lei, Silvia,  che da anno scorso mi è rimasta nel cuore con il suo pandoro  allo zabaione , ma con lo zabaione inside, nell’impasto. 
che avevo da perdere? le ho scritto, male male mi poteva mandare a quel paese.
e invece ho trovato una blogger pronta alla sfida.
sono bastate due parole e ci siamo trovate in sintonia.

“senti Silvia, voglio fare i babà ma ho bisogno di una ricetta con i controfiocchi: ce l’hai?”

e lei:

“ma sai che è da un po’ che penso di farlo nello stampo quello grande da ciambella!”

e da lì è partita la storia del babà dell’amicizia.
sia ben chiaro: lei è un treno, non avevo fatto in tempo a dirglielo che già era a proporre ricette rielaborate da lei.
e per primo ha fatto la prova con  il babà e  il lievito in coltura liquida e poi, siccome aveva fretta per portarli ad un compleanno, ha sperimentato il babà con il lievito di birra, più veloce e un poco più semplice forse di quello con il lievito naturale.
e io ho provato, su consiglio di Silvia, quello con il lievito di birra.
ed è venuto fuori uno spettacolo! il più grande spettacolo dopo il big bang!!!!!
siamo state in contatto su whatsapp costantemente, mi ha tenuto la mano, mi ha seguito, incoraggiato e consolato nei momenti di crisi ma il risultato è stato eccellente.
la ricetta è perfetta, il babà delicatissimo e altrettanto perfetto, un equilibrio esemplare.
e non credete che si senta il lievito di birra perchè non è proprio vero per niente, quei tre grammucci!
e la bagna? perfetta pure quella, giusta precisa, ne troppo dolce ne troppo alcolica.
io ne ho fatti due, uno di prova per la sera a cena di sabato con amici e uno lasciato ancora senza bagna per il giorno dopo per fare le famose foto (quelle che sono diventate una battuta in casa mia: ma si puo’ mangiare o devi fare le foto? detto un po’ a presa per i fondelli con un sorriso sornione sulle labbra). fatto sta che il primo non è arrivato non al giorno dopo, non è arrivato nemmeno al frigorifero con gli onori della gloria, grande profusione di complimenti e applausi.
ho avuto perfino l’approvazione del mio vicino di casa, fine intenditore di cibo e con madre calabrese famosa per la fattura dei babbbbà!
insomma: un trionfo…. e son soddisfazioni!

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