i cannelloni ricotta e spinaci

Moby, porcelain

Due cose ci salvano nella vita: amare e ridere. Se ne avete una va bene. Se le avete tutte e due siete invincibili
Tarun Tejpal

vengo da una famiglia classica, di quelle solide, di quelle dove ci si vuole bene, di quelle che quando c’è un problema ci siamo tutti, tutti presenti e tutti pronti per aiutarsi.
questo è un bene. senza dubbio. sai sempre di poter contare su qualcuno.
nei miei momenti di solitudine sempre più spesso mi viene da pensare alle mie nonne.
ho avuto una sola nonna, gli altri tre purtroppo non li ho conosciuti, una nonna ma anche una bisnonna però.
la quasi centenaria Giulia, morta quando io ero ancora poco più che una ragazza, era una di quelle donne tutte d’un pezzo, un generale.
rimasta vedova nella prima guerra mondiale con un figlio piccolo si era risposata e aveva avuto altre tre figli.
aveva imparato a leggere da sola, con la televisione. me la ricordo la mattina a tavola, con la tazza di caffellatte davanti, i biscotti da inzuppare e L’Unità: la sento ancora compitare le parole, leggere a sillabe e poi approvare annuendo con la testa a quelle frasi che sentiva vere, sentiva giuste.
il suo sorriso senza denti, i suoi occhiali spessi, la corporatura massiccia, i capelli bianchi e sottili arrotolati in una crocchia dietro la nuca.
se chiudo gli occhi sono là, nella cucina della mia infanzia, baciata dal sole del mattino, con queste due nonne, il profumo di buono, i sorrisi, i battibecchi, le risate.
perchè nonostante fossero madre e figlia la Giulia e la Nonzia erano come il cane e il gatto, il diavolo e l’acqua santa, era una continua guerra che poi finiva sempre con un sorriso o una carezza reciproca.
conoscevano i rigori della miseria e della guerra quelle due donne, conoscevano i valori importanti: sapevano che non era il possedere ma l’essere la cosa necessaria, che non erano i bei vestiti ma i bei sentimenti  quello che contava davvero, che era l’amore che spingeva avanti il mondo con i suoi abitanti.
i loro insegnamenti erano semplici, riassumibili in poche parole: non fare del male a nessuno, non odiare, non invidiare, sii serena e sorridente, ridi più che puoi che del doman non c’è certezza.
così, spesso in questi ultimi tempi mi ritrovo a cercare quei volti nella mia memoria, a tirare fuori i ricordi, i profumi, le sensazioni.
la Giulia non amava cucinare, cucinava per dovere e quindi ben volentieri aveva ceduto il mestolo alla figlia.
la nonna Nonzia (Annunziatina in realtà) invece era una cuoca meravigliosa. di quelle che con due ingredienti due tirava fuori una meraviglia tutte le volte.
le sue frittelline di riso per S.Giuseppe erano una leggenda: piccole, rotonde, soffici e morbide eppur saporite e mai inzuppate d’olio.
o il suo sugo di ciccia (il ragù di carne) con il coniglio in umido, o i suoi cannelloni con le erbette e  la besciamella (e il cacio perchè il cacio -parmigiano reggiano – era importantissimo), o il suo pane croccante.

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Tasche di petto di pollo ripiene

 

rosacanina1

 

ascoltate con me

 

freedom, Pharrel Williams
ma anche

Ivano Fossati, il talento delle donne

ci sono giorni speciali, che pur nella loro preoccupata inquietudine riescono a farti sentire viva.
ricordare insieme momenti vissuti, momenti felici, parlare di cose normali e non di problemi, sviscerare pensieri così antichi e sedimentati che sono diventati parte di te. e riuscire a capire, dopo mesi di ricerca infruttuosa, il sentimento che provi, la natura del sentimento che senti.
riuscire a capire che non è scindibile da te, che non sarà mai scindibile da te.
mai.
che è viscerale, radicato, attaccato con misteriosi filamenti al tuo intestino, al tuo utero, al tuo stomaco, al tuo cuore. e i filamenti arrivano fino al cervello e lo avviluppano creando una specie di simbiosi inscindibile.
che quel sentimento è diventato te. atavico, antico, selvaggio, insediato nel tuo dna, con la consapevolezza che sarà sempre così anche se non potrà essere insieme. non importa, come dice l’anonimo dei famosi baci da mangiare “meglio aver amato e aver perduto che non aver mai amato”.
è un peccato avere la consapevolezza di una cosa del genere e non poterla vivere.
ma non si possono fermare le cose nel tempo e nello spazio, è solo la nostra illusione, la nostra solita illusione di misurare tutto, di controllare tutto. esiste solo adesso, ieri non c’è più e non tornerà, domani è troppo lontano.
come acqua che scorre, mai uguale ma sempre in movimento, ci portiamo dietro attimi di eternità, polvere di stelle, strisce di sole e non ce ne accorgiamo nemmeno.

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Schiacciata toscana con il succo d’uva

schiacciata succo d'uva fragola

Jeff Buckley, Last goodbye

non solo la zia Anna, ma anche tutte quelle persone che mi vogliono bene, che sono la mia “famiglia”. loro mi fanno sentire, in questo ultimo periodo molto pesante per me, in cui ho perso riferimenti, certezze, sentimenti importanti, loro mi fanno sentire pensandole  che sono a casa. dentro di me io sono a casa, sicura, protetta, spalleggiata, appoggiata, capita. che sono amata senza riserve, sono amata perchè sono io e non perchè sono figlia o nipote o sorella o cugina, amata di quell’amore così indescrivibile che ti commuove il cuore e gli occhi, che ti scalda anche a 20 gradi sotto zero. quello che si sente, quello che purtroppo non so come descrivervi meglio, quello quasi fisico…..
dopo questo delirante preambolo vi spiego il perchè. stasera ho pubblicato un post, i cacciatori di stelle e…., e come sempre dopo aver pubblicato un post mi impongo di postarlo anche su facebook.
non lo amo, no non lo amo facebook. no. no no no.
ma mi serve. mi serve per stare in contatto con le persone lontane che mi interessano.
insomma, lo posto su facebook.
è un post romantico, un po’ surreale, ho dato quasi il peggio/meglio di me in quel post.

schiacciata succo d'uva fragola


e poi mi capita di vedere le notifiche e trovo questo commento:


ti ricordi Scheveningen? C’era una persona a cavallo sulla spiaggia in quella giornata un po’ buia. Questa foto mi ha fatto ricordare quella bella vacanza fatta insieme, (Come eravamo felici…)


questo è il commento della mia Zia Anna. ecco, io su quel come eravamo felici ho preso la tangente.


la tangende dei discorsi, dei ragionamenti. mi sono tornate su tante di quelle cose belle che sono stata travolta dall’emozione.

….come eravamo felici….. in queste parole ho trovato tutto il mondo, tutto il mio mondo vissuto, ho capito. HO CAPITO ZIA.


ho capito che non sono sola se intorno ho persone come voi, come te.
ho capito che non devo essere nemmeno proprio stronza se voi mi volete bene.
ho capito che sono stata e sono maledettamente fortunata a nascere in una famiglia così.
di quelle di prima, di quelle solide, intere, allegre, festaiole, geniali, di quelle che avrei voluto dare anche ai miei figli.


di quelle delle domeniche di Natale a pranzo tutti insieme, delle manifestazioni in piazza, dei crostini neri di fegatini, del cinema e le caramelle la domenica pomeriggio, dei primi baci, dei primi sogni, della spensieratezza, della irresponsabilità dell’anima, dell’avere il mondo in tasca come deve essere nell’adolescenza di ogni persona.


e stare a sentire ammaliata per ore lo zio e il maestro che discutevano di politica, di politica di quella fine però, non da bar della Casa del Popolo (niente togliendo ai bar delle Case del Popolo: istituzionali). e scherzare con la Silvia, con Marco, con Sandro. c’eravamo ancora tutti. ma ci siamo ancora tutti, in questo preciso momento vi sento tutti in me……. sarà per quello che farnetico?, saremo troppi? :O)

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