Schiacciata nera al cacao e sale Maldon

Schiacciata nera al cacao e sale Maldon

Ci sono pani che nascono per accompagnare, e poi ci sono pani che diventano protagonisti.
La schiacciata nera al cacao e sale Maldon appartiene con tutta evidenza alla seconda categoria: un impasto scuro, profumato, con una crosta sottile che si spacca sotto le dita e un interno morbido, quasi vellutato. È un pane che gioca sui contrasti, tra l’amaro elegante del cacao e il guizzo sapido del sale in fiocchi, e che conquista già dal primo morso.

L’idea nasce dal desiderio di spingere il concetto di pane dolce oltre i confini tradizionali. Niente zuccheri aggiunti, niente glassature o farciture: solo l’aroma profondo del cacao che si intreccia alla complessità della fermentazione naturale, e il sale Maldon che, con la sua croccantezza cristallina, diventa quasi una spezia. Ogni granello scioglie lentamente la sua sapidità, amplificando le note tostate e minerali dell’impasto.

In questa versione ho usato il li.co.li, il mio lievito madre liquido, per ottenere una mollica soffice ma strutturata, leggermente umida e con un profilo aromatico più rotondo. L’alveolatura è discreta ma regolare, pensata per valorizzare la texture più che il volume. È una schiacciata che profuma di forno di casa e di esperimenti riusciti: un pane che si serve volentieri da solo, ma che diventa sublime accostato a formaggi erborinati, a un burro montato con miele di castagno, o persino a un pezzetto di cioccolato fondente.

La cottura, come sempre, fa la differenza: temperature alte all’inizio per sviluppare la crosta, poi una fase più dolce per conservare l’umidità interna. Il risultato è un equilibrio quasi teatrale — croccante fuori, tenera e fragrante dentro, con quel profumo irresistibile di cacao tostato che riempie la cucina.

Questa schiacciata nera al cacao e sale Maldon è un piccolo esercizio di alchimia domestica: nasce come pane, profuma come un dolce, e si comporta come un’esperienza. È la ricetta perfetta per chi ama sorprendere senza eccessi, e per chi crede, come me, che anche una briciola possa raccontare una storia.

 

musica consigliata per l’impasto

Massive Attack, Paradise Circus

Schiacciata nera al cacao con sale Maldon
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Pane di farina di segale e semi di lino

Pane di farina di segale e semi di lino

Pane di farina di segale e semi di lino: pane di terra e di semi

C’è un pane che non ha bisogno di alzare la voce per farsi notare.
Un pane scuro, umile, con la crosta che racconta di terra e mani pazienti, con la mollica che accoglie i semi come un campo al mattino.

L’ho impastato in silenzio, solo la musica di sottofondo, lasciando che fosse la segale a parlare.
La sua farina grezza e aromatica, ruvida sotto le dita, ha accolto il lino tostato, che sprigiona un profumo quasi di nocciola quando lo scaldi appena.
Il risultato è un pane che sa di casa, di legno, di ritmi lenti, di bosco, di magia.

Non aspettatevi una mollica leggera o gonfia: questo è un pane denso, nutriente, profondo, saporito. Un pane che mai ritorna uguale alla volta precedente, come se la segale vivesse di vita propria e decidesse sul momento come risorgere insieme al lino.

Un pane da tagliare spesso, da tostare e da accompagnare a burro salato, formaggi stagionati o a una marmellata d’agrumi fatta in casa.

Un pane che non si lascia raccontare in fretta.
Ma se vi fermate ad ascoltare, lo sentirete respirare.

Pane di farina di segale e semi di lino

Musica consigliata per l’impasto

Dead can Dance, Yulunga (Spirit Dance)

avviso ai naviganti: dopo averlo sfornato, rischiate di non volerne più comprare uno industriale in vita vostra. se accade, non dite che non vi avevo avvertiti. anzi — tagliate una fetta, fate una foto e mostratemi il vostro capolavoro!

sotto trovi la ricetta completa

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Pane Taboon e Ful Mudammas: la colazione di Gaza

il pane della resistenza

Pane taboon e ful mudammas

Volevamo liberare la Palestina, ma la Palestina sta liberando noi

credo non ci sia molto altro da dire in questo mondo di propaganda continua, di telemeloni, di sionisti del cavolo, di gente che non conosce empatia o pietà, in questo mondo che chiede “DEFINISCI BAMBINO”, che tratta chi porta aiuti come terroristi e li maltratta fisicamente e li denigra, in questo mondo in cui un governo non riporta a casa i suoi cittadini ma lascia che sia la compagnia aerea turca a farlo. 

cosa c’è da aggiungere se non scendere in piazza e farsi vedere, farsi sentire e portare con noi il nostro dolore, che non è niente in confronto al genocidio di Gaza e del popolo palestinese  perpetrato da Israele e dal suo governo sionista e nazista.

e allora, siamo scesi in piazza per liberare la Palestina ma la Palestina ha liberato noi: ci ha restituito la libertà di sentire, anche il dolore, ci ha restituito l’empatia, ci ha fatto popolo di nuovo nonostante tutte le sciocchezze, le pochezze, le inattitudini dei nostri ministri, ha tirato fuori dai salotti di casa quelli che ancora “sentono”, quelli che preferiscono i sentimenti e i valori invece del più becero capitalismo, al consumismo sfrenato. soprattutto ha mostrato a tutti le loro facce, la loro ignavia, la loro cattiveria.

e che cosa faremo il giorno della memoria? quale genocidio ricorderemo con le nostre false facce di mer@a?

Pane Taboon e Ful Mudammas

musica per l’impasto

Walkin’ On The Sun, Smash Mouth

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