Spaghettoni alla Chitarra con Grano Arso, Lupini di Mare e Polvere di Zucca Gialla

Spaghettoni alla Chitarra con Grano Arso, Lupini di Mare e Polvere di Zucca Gialla

avete mai sentito parlare del grano arso?

è una di quelle storie che sanno di terra e di ingegno, nate quando nei campi non si buttava via niente e la fame era compagna cuotidiana.  

nelle campagne della Daunia in Puglia, dopo la mietitura, i contadini bruciavano le stoppie per ripulire il terreno. e tra la cenere restavano chicchi anneriti, che i più poveri raccoglievano a mano per poi macinarli. ne veniva fuori una farina scura, profumata di fumo e di pane cotto nel forno a legna, con un gusto pieno, quasi misterioso.

oggi, per fortuna, non si brucia più nulla: il grano viene semplicemente tostato, e quella magia di aromi si ritrova intatta, solo più gentile. è una farina ricca di fibre e sali minerali, dal sapore che ricorda il caffè tostato e la nocciola, con un retrogusto amarognolo che fa venire voglia di assaggiarla ancora.

io l’ho usata per preparare spaghettoni alla chitarra con lupini di mare e polvere di zucca gialla: un piatto che unisce la profondità del grano arso al profumo salmastro del mare e alla dolcezza dorata della zucca. i colori si rincorrono — il grigio ferroso della pasta, l’arancio brillante della polvere, il bianco lucido dei molluschi — e ogni boccone racconta un equilibrio tra fuoco e acqua, terra e luce.

è una ricetta semplice, ma ha un’anima antica. un piccolo viaggio nella memoria contadina, con i piedi nella sabbia e lo sguardo verso il tramonto.

musica consigliata

Paolo Angeli, Mare Lungo

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Schiacciata nera al cacao e sale Maldon

Schiacciata nera al cacao e sale Maldon

Ci sono pani che nascono per accompagnare, e poi ci sono pani che diventano protagonisti.
La schiacciata nera al cacao e sale Maldon appartiene con tutta evidenza alla seconda categoria: un impasto scuro, profumato, con una crosta sottile che si spacca sotto le dita e un interno morbido, quasi vellutato. È un pane che gioca sui contrasti, tra l’amaro elegante del cacao e il guizzo sapido del sale in fiocchi, e che conquista già dal primo morso.

L’idea nasce dal desiderio di spingere il concetto di pane dolce oltre i confini tradizionali. Niente zuccheri aggiunti, niente glassature o farciture: solo l’aroma profondo del cacao che si intreccia alla complessità della fermentazione naturale, e il sale Maldon che, con la sua croccantezza cristallina, diventa quasi una spezia. Ogni granello scioglie lentamente la sua sapidità, amplificando le note tostate e minerali dell’impasto.

In questa versione ho usato il li.co.li, il mio lievito madre liquido, per ottenere una mollica soffice ma strutturata, leggermente umida e con un profilo aromatico più rotondo. L’alveolatura è discreta ma regolare, pensata per valorizzare la texture più che il volume. È una schiacciata che profuma di forno di casa e di esperimenti riusciti: un pane che si serve volentieri da solo, ma che diventa sublime accostato a formaggi erborinati, a un burro montato con miele di castagno, o persino a un pezzetto di cioccolato fondente.

La cottura, come sempre, fa la differenza: temperature alte all’inizio per sviluppare la crosta, poi una fase più dolce per conservare l’umidità interna. Il risultato è un equilibrio quasi teatrale — croccante fuori, tenera e fragrante dentro, con quel profumo irresistibile di cacao tostato che riempie la cucina.

Questa schiacciata nera al cacao e sale Maldon è un piccolo esercizio di alchimia domestica: nasce come pane, profuma come un dolce, e si comporta come un’esperienza. È la ricetta perfetta per chi ama sorprendere senza eccessi, e per chi crede, come me, che anche una briciola possa raccontare una storia.

 

musica consigliata per l’impasto

Massive Attack, Paradise Circus

Schiacciata nera al cacao con sale Maldon
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Pane di farina di segale e semi di lino

Pane di farina di segale e semi di lino

Pane di farina di segale e semi di lino: pane di terra e di semi

C’è un pane che non ha bisogno di alzare la voce per farsi notare.
Un pane scuro, umile, con la crosta che racconta di terra e mani pazienti, con la mollica che accoglie i semi come un campo al mattino.

L’ho impastato in silenzio, solo la musica di sottofondo, lasciando che fosse la segale a parlare.
La sua farina grezza e aromatica, ruvida sotto le dita, ha accolto il lino tostato, che sprigiona un profumo quasi di nocciola quando lo scaldi appena.
Il risultato è un pane che sa di casa, di legno, di ritmi lenti, di bosco, di magia.

Non aspettatevi una mollica leggera o gonfia: questo è un pane denso, nutriente, profondo, saporito. Un pane che mai ritorna uguale alla volta precedente, come se la segale vivesse di vita propria e decidesse sul momento come risorgere insieme al lino.

Un pane da tagliare spesso, da tostare e da accompagnare a burro salato, formaggi stagionati o a una marmellata d’agrumi fatta in casa.

Un pane che non si lascia raccontare in fretta.
Ma se vi fermate ad ascoltare, lo sentirete respirare.

Pane di farina di segale e semi di lino

Musica consigliata per l’impasto

Dead can Dance, Yulunga (Spirit Dance)

avviso ai naviganti: dopo averlo sfornato, rischiate di non volerne più comprare uno industriale in vita vostra. se accade, non dite che non vi avevo avvertiti. anzi — tagliate una fetta, fate una foto e mostratemi il vostro capolavoro!

sotto trovi la ricetta completa

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