Umanità varia

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Levante, Non me ne frega niente

 

 

 

 

Umanità varia ed eventuale
viaggiare in treno mi è sempre piaciuto, se andare da Firenze a Milano si puo’ chiamare “viaggio”. si vedono le facce, si sentono le voci, si intuiscono gli umori. così, seduta nello scompartimento a  quattro posti del Frecciarossa in viaggio per Milano guardo, ascolto, penso. le due signore sedute davanti a me parlano di vestiti colorati indiani, certo, dice la prima con occhiali di tartaruga spessi e la voce sottile, arrivare a Bologna con questo treno è una passeggiata. in effetti, quaranta minuti e siamo a Bologna lasciata Firenze. l’altra signora, biondo platino  con vistosa collana di perle false, annuisce convinta a Tartaruga e continua a sfogliare il suo tablet. il ragazzo accanto a me scrive e legge ininterrottamente dal pc, dal telefono, tutto preso,  vestito con un completo computo blu notte, occhiali sottili. di fronte un giovane uomo riccioluto che parla con gli auricolari, sono quaranta minuti che parla al telefono. siamo immersi nella tecnologia: wifi, internet.  dispersi ognuno nel proprio mondo, isolati anche se vicini, soli anche se fisicamente accanto. poi arriva una telefonata che mi distoglie dall’osservazione, numero sconosciuto, che faccio rispondo? sarà una vendita promozionale imperdibile?, una bolletta impagata?, un amico di cui ho perso il numero? rispondo, sono curiosa. voce cordiale, gli ha parlato di me un amico fraterno, gli piacciono le mie foto perché sono reali, profonde ed emozionali. bene.   gli faccio un servizio fotografico a lei e al marito indiano per la loro cucina indiana? Certo che glielo faccio, mi piace la cucina indiana, sono curiosa, sono contenta. già mi immagino colori, spezie, profumi, sarà bellissimo trasmetterli con le foto. ok, ci vediamo venerdì, sono a Milano oggi. bene, venerdì, ore 15, prendiamo un caffè insieme e parliamo. ancora non mi sono mica convinta di essere una fotografa di food, il senso di insicurezza,  se mi chiedono che lavoro faccio dico che sono impiegata part time in una piccola azienda. chi l’avrebbe mai detto che con una passione avrei costruito un sogno? non ci avrei mai nemmeno pensato, nemmeno nei mie sogni più sfrenati c’era tutta questa tanta roba, io sono solo io, sono Sandra, con i miei milioni di dubbi, le mie valigie di insicurezze, le scatole di sogni, i cassetti aperti sul mondo, le mie mille  più  una curiosità da soddisfare.  Dopo anni di buio intravedo le stelle, mi cade la polvere luccicante addosso e risplendo di  sole. Eppure, eppure quel sottile senso di disagio, di inadeguatezza, di mancanza rimane ancora di sottofondo nella mia anima, come un rimpianto lontano.   ma domani è un’altro giorno, intanto vediamo oggi e poi….la giostra gira e io ci sono sopra.

 

buona primavera a tutti!

 
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totani ripieni di fine inverno

 

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Perchè Roma è sempre Roma… pinsa fichi e prosciutto

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Planet Funk, the switch

musica per l’ascolto

 

 

si, Roma è sempre Roma.
appena metti  piede su suolo romano, che sia la stazione Termini o qualsiasi altro approdo della città eterna ti rendi conto di essere proprio nella città eterna.
appena scesi dal treno ci ha accolto l’afa, la calura di questa estate che ha tardato ad arrivare ma che adesso si fa sentire in tutta la sua prepotenza. e come ci si poteva immaginare, dopo essere arrivati al 20 di giugno con una temperatura da appena primavera, ci si ritrova nel caldo estivo improvvisamente, totalmente. in questa calura inclemente, in queste giornate di luce bianca, di tetti baluginanti, di cieli abbaglianti, la meraviglia di trovarsi in questa città, IMPERIALE, fra le rovine di antiche vestigia mischiate  ai moderni edifici, la bellezza dei suoi fori antichi sparsi ovunque, lo stupore dei suoi immensi e altissimi obelischi, il discorrere allegro dei suoi abitanti, coloriti e colorati, ecco, in questa giornata uggiosa noi abbiamo presentato il nostro libro alla città eterna.

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Vellutata di baccelli di piselli

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Come può venire in mente a due come noi di aprire una rubrica di posta del cuore, o meglio una rubrica in cui a persone confuse tentiamo di confondere, confusamente, ancora più le idee e i sentimenti? Semplicemente una delle due ha letto un libro (indovinate quale?) in cui una donna, confusa sentimentalmente, tiene una rubrica di posta del cuore e cerca di sanare i vuoti dell’anima, colmando, con passione, i vuoti dello stomaco. Ecco,  ora direte,  da che pulpito viene la predica, o almeno lo diranno, a buon diritto, quelli di voi che conoscono l’una o l’altra di noi, agli altri lo spiego io: io indosso il mio rapporto amoroso da tanto tempo, come si indossa un abito comodo; badate non intendo come si indossa una tuta di felpa – se si indossa un rapporto così, non dura – no,  piuttosto come si indossa un abito estivo che poggia morbido sulle nostre forme, ma lo portiamo da così tanto tempo che è andato scolorendo al sole, eppure mai rinunceremmo a quel nostro vestito, perché ci sta a pennello. Per quanto riguarda Sandra, come dire… meglio non dire, prima o poi si riaffaccerà al mondo dei sentimenti, un bel mattino si sveglierà e penserà sono pronta, o semplicemente non penserà proprio un bel nulla, succederà e basta. Tuttavia la donna ha tempra e carattere, barcolla,  non crolla e cucina divinamente, come sempre.

Intanto per coccolarvi oggi beccatevi questa va bene per due come noi, per la serie non buttiamo via niente, cuciniamo con gli scarti

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