2.0: tutti a cena sul web sabato 27

Tutti a cena con Massimo Bottura e il suo risotto cacio e pere  per  la prima cena mediatica d’Italia.
Sabato 27 ottobre tutti a cena con il parmigiano reggiano, non manchiamo, mi raccomando…
vi lascio tutti i link possibili e immaginabili

su faceboock 

 sul web

la ricetta direttamente su you tube….

ragazzi, ci troviamo tutti virtualmente insieme a cena sabato 27 ottobre con il PARMIGIANO REGGIANO!

Bottura, per altro, è
originario dell’Emilia Romagna, vale a dire quella terra colpita e
sconvolta dal terremoto della scorsa primavera: quella terra in cui,
guarda caso, il Parmigiano viene prodotto. Insomma, la Parmigiano
Reggiano Night si presenta come un evento finalizzato a dare un
contributo di solidarietà, metaforica e reale, alle famiglie interessate
dal sisma. Non è un caso che il risotto rappresenti la pietanza tipica
delle condizioni di difficoltà: il riso è frutto dell’umile lavoro delle
mondine, e rappresenta la passione e la fatica della ricostruzione. 
Tutti
i cittadini italiani sono invitati a preparare una ricetta e a
condividerla, testimoniando il loro impegno, fotografando il piatto e
postando le immagini sulla pagina Facebook dedicata, all’indirizzo: https://apps.facebook.com/parmigianonight/
Ora
la Parmigiano Reggiano Night promette di coinvolgere l’intera
popolazione, grazie anche al sostegno di Massimo Bottura, uno dei
principi della cucina italiana. 
Vale
la pena, dunque, di mettersi dietro ai fornelli e preparare una ricetta
a base di Parmigiano Reggiano, magari proprio il Risotto cacio e pepe,
per sentirsi parte, il 27 ottobre, di un’unica grande famiglia, che
grazie alla cucina ha la possibilità di rendersi disponibile per aiutare
la terra emiliana.
Sarà sufficiente, poi,
testimoniare la propria partecipazione scattando qualche foto al risotto
ancora fumante, un piccolo contributo scritto, per sentirsi uniti a
tutti gli altri partecipanti. 
Grazie
al riso, cibo umile ma nutriente, emblema del lavoro e della fatica
(proprio i valori che in Emilia Romagna in questi mesi stanno conducendo
e favorendo la ricostruzione delle case, delle aziende, delle scuole e
di tutti gli edifici), e grazie al Parmigiano Reggiano, simbolo di una
terra laboriosa e silenziosa ma in grado di produrre vere e proprie
opere d’arte (e in questo senso il Parmigiano può essere assimilato alla
Ferrari), la Parmigiano Reggiano Night potrà prendere vita coinvolgendo
uomini e donne, grandi e piccini, veneti e siciliani, abruzzesi e
piemontesi, in un fantastico evento reso indimenticabile dal pepe della
solidarietà.
Se
pensi di poterci aiutare a diffondere questa iniziativa, fammelo
sapere, ti aiuto come posso. Se hai bisogno degli ingredienti, del
parmigiano o altro, posso aiutarti. Manca poco al 27, dacci una mano per
favore a far conoscere la prima cena web 2.0 della storia con un post
sul tuo blog o con una nota alla fine di un articolo o pubblicando il
video e la ricetta di Bottura che ti allego. 
Se ti piace Twitter, l’hashtag che stiamo facendo girare è #ParmigianoReggianoNight
 
a sabato allora!
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Le ballotte

per le orecchie
(io respiro)

per gli occhi

Mi raccontava la mia bisnonna Giulia,  nata nel 1895, che quando era bambina, prima della grande guerra, lei e la mamma quando era tempo di castagne partivano per andare a Castagno d’Andrea per raccoglierne e portarle a casa per l’inverno.  Castagno d’Andrea è un paesino ai piedi del passo del Muraglione, quello che dalla Toscana  porta in terra romagnola. Facendo un conto, adesso che non ho più 6 anni e che tutto non è solo  una favola, mi rendo conto che la Giulia e la sua mamma si facevano 32 km all’andata e 32 km al ritorno.
La Giulia mi raccontava che se erano fortunate trovavano un passaggio su un carro, altrimenti se la facevano a piedi fermandosi lungo la strada da dei parenti per mangiare e dormire. Le castagne erano necessarie, si faceva la farina, si seccavano ed erano una ottima fonte di nutrimento in quel tempo non consumistico, ci si toglieva la fame insomma. Loro partivano con il carrettino di legno vuoto e tornavano con il carretto pieno di pistolesi, la farina già macinata  e le castagne secche. Se erano fortunate riuscivano a portare via anche un po’ di marroni.
Si, perché i marroni sono le castagne scelte, quelle belle grosse e nobili, mentre le pistolesi sono quelle più piccoline, proprio quelle  a forma di castagna, con la puntina e il ciuffetto di pelini. Sono più piccole ma hanno un sapore secondo me superiore al marrone.
Pensando alle varie ricette per il Salutiamoci di Ottobre  da Azabel e visitando le tante meravigliose ricette già inserite mi sono accorta che non c’erano le Ballotte.
Le ballotte sono semplicemente le castagne pistolesi bollite con acqua, sala e finocchietto selvatico.
Capite bene che in tempi di magra  le ballotte sono state un’ottimo alleato contro la fame.

1 kg. di castagne pistolesi
1 pizzico di sale
finocchio serlvatico secco
acqua 
In una pentola di acqua abbondante aggiungete un pizzico di sale, il finocchio selvatico e le castagne. 
Fate bollire per  25/30 minuti e assaggiate, dovrebbero essere cotte.
Mia mamma mi raccontava che lei da bambina le sbucciava insieme a suo fratello e poi le schiacciavano con una forchetta per formare una grande palla da cui ognuno prendeva un pezzo, un modo per mantenerle anche da fredde. Ricordatevi che quando sono cotte dovete scolarle e sbucciarle ancora calde per togliere bene anche la pellicina. Come tutte le cose semplici sono buonissime.
 

questa va da Azabel    per il salutiamoci di Ottobre

buona vita a tutti!

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Il ragù di carne alla toscana con la polenta…. classicamente classico…

per le orecchie

per gli occhi

oggi classico, che più classico non si puo’. 
Era un bel po che covavo di postarvi il classico ragù toscano: il sugo di carne, come si dice noi…..
Ho imparato da mia mamma, da mia nonna, dalla mia bisnonna. Mi ricordo fin da bambina questi profumi meravigliosi che sprigionava il soffritto di verdura, poi la carne sfumata con il vino rosso di quello buono…. sono i profumi della mia infansia, profumi di casa, profumi di amore di quello vero, di benaccio, come avrebbe detto mia nonna.
Vi occorrono, per un bel tegame di sugo.
600 gr. di macinato di carne di manzo
200 gr. macinato di carne di suino
1 grossa cipolla rossa
2 coste di sedano
1 carota grossa
1 pugno di prezzemolo
4 foglie di alloro
sale integrale  e pepe (sia in chicchi che macinato)
1 bicchiere di vino rosso (buono)
1 tubo di concentrato di pomodoro
600 gr. c.ca di pomodori pelati passati
olio extra vergine di oliva 
un tegame possibilmente in alluminio o 
comunque con il fondo spesso
un po’ di pazienza


Cominciate con fare il battuto, io lo faccio con il mixer ma trito ogni ingrediente da solo. Prima la cipolla e poi l’appoggiate a sgocciolare su un colino a maglia fitta, poi la carota, il sedano e infine il prezzemolo. Unite tutte le verdure e strizzatele con le mani in modo da togliere l’acqua in eccesso. Nel tegame con i bordi alti (32 cm. di fondo) mettere un po’ di olio (non potete essere tirchi, l’olio in questo caso ci vuole, che almeno il fondo sia quasi tutto coperto) e cominciate a soffriggere la verdura tritata a fuoco veloce. 
Il fuoco sempre brillante, mi raccomando. Quando il soffritto è cotto, in pratica quando ha cambiato colore, aggiungete 2 foglie di alloro spezzate a metà e la carne sminuzzata con le mani. Cominciate a girare con il mestolo in modo che nè la carne nè il soffritto si attacchino e si brucino. Salate la carne e aggiungete anche una bella spolverata di pepe macinato. La carne deve essere cotta prima di aggiungere il vino, dovete sentire il profumo di “ciccia” che si sparge per tutta la cucina e allora, solo allora, aggiungete  mezzo tubo di concentrato di pomodoro. Continuate a girare. Quando la carne è diventata rossastra mettete il bicchiere di rosso e fatelo andare velocissimamente sempre continuando a girare.  Sfumato il vino aggiungete il pomodoro e un po’ di acqua con cui sciacquerete i barattoli dei pelati. 
 

Aggiungete alcuni chicchi di pepe nero e altre due foglie di alloro intere. Assaggiate se giusto di sale e pepe e lasciate sobbollire per una ventina di minuti fino a che il pomodoro è cotto.
Nessuno in casa mia fa il sugo di carne uguale all’altro: mi ricordo che la mia bisnonna, la Giulia, lo faceva nero e con poco pomodoro, la mia nonna era famosa perché lo faceva anche con la carne di coniglio ed era rosso e lungo. Mia mamma lo fa uno spettacolo con un po’ più di pomodoro e le sue lasagne sono famose su tutto l’emistero settentrionale del mondo. Io lo faccio una via di mezzo, a me viene abbastanza  unito ma comunque….. buono. Con la polenta, con i ravioli di patate maremmani, con i pici fatti in casa, con le lasagne…. come volete voi, ma TOSCANO!!!!!

 Fatto domenica, finito ieri sera con la polenta…..

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