fazzoletti della nonna di Caterina De’ Medici, ovvero le crespelle alla fiorentina

DSC_7810 aria pulita

non puo’ piovere per sempre,  …. e dopo la pioggia torna il sereno

Simon & Garfunkel, El condor pasa

15 mesi fa abbiamo cominciato con il progetto libro. emozionatissimi abbiamo cominciato a buttare giù lo scheletro del libro, i capitoli, le ricette. logicamente sono cambiati in corso d’opera, le ricette si sono trasformate, i capitoli si sono evoluti, spostati, allargati, accorciati.

uno dei pochi capitoli che è rimasto come punto fermo è il capitolo di Caterina De’ Medeci, la cucina storica della fiorentina regina di Francia. Caterina era una buongustaia, in fatto di cibo ma anche di uomini, e si è portata dietro dalla corte fiorentina cuochi e ricette.

era ghiotta di una salsa che si usava per legare le pietanze, la besciamella, era golosa di cibreo, era golosa di carabaccia, la zuppa di cipolle, era golosa di pezzole della nonna, le crespelle fiorentine, di carciofi e di cardi, i “gobbi” come si chiamano a Firenze.

vedete bene che tante “parole” famose francesi assomigliano molto a quelle di Caterina in italiano.

la bechamelle? le crepes? la famosa suope d’oingnons?

le crespelle alla fiorentina, ricetta inserita nel capitolo Il gusto di Caterina, è stata la mia dolce dannazione. credo di averle rifatte 5 volte: non erano mai quelle giuste.  e quindi posiziona la foto nel pdf sapendo comunque che è provvisoria, pensa e ripensa a come potrebbe essere, a come dovrebbe essere stata ma non avevo il feeling con le crespelle. e poi, quando meno te lo aspetti, come sempre succede nella vita sia per le cose belle che per quelle brutte, sono arrivate loro….
mi piacciono le ombre sul piatto, i riflessi di luce sulla besciamella, la sfuocatura sulle posate.

crespelle alla fiorentina - DSC_5740

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La Toscana di Ruffino, il “MIO” libro e la ricetta storica, farinata coi bozzoli

 

 

 

 

ho resistito a lungo, oltre 15 mesi, prima di parlare, prima di condividere con voi questa notizia.
come dice Francesco è stata una gestazione quasi da elefanti, esattamente da gennaio 2015 a marzo 2016.
ma alla fine è uscita questa cosa, è stata stampata. oggi la vedo, LO  vedo, per la prima volta STAMPATO e non in formato pdf, perchè la carta stampata fa libro per davvero, fa roba vera e non virtuale.

LA TOSCANA DI RUFFINO

è un libro pensato da Francesco Sorelli e realizzato insieme a me e ai ragazzi dell’Officina Grafica di Firenze, Tommaso Pecchioli e Vincenzo Maccarone.
armatevi di pazienza, ho bisogno di raccontarvelo tutto, quindi, ascoltate questo sottofondo musicale e sopportatemi leggendomi.
la fine del 2014 è stata un disastro. per dirla tutta nemmeno i tre anni precedenti erano stati un giulebbe. la vita a volte si accanisce, ci sono periodi in cui tutto va male, anche a livello pesante, quasi da farti rasentare l’autolesionismo. ma la vita è così.
e in tutto quel balenare di disgrazie una dietro l’altra è apparso un gancio.
già la cosa era stata ventilata ma quando Francesco mi ha chiamato dicendomi che si, si faceva davvero il libro per e con Ruffino.… beh, in tutto quel macello almeno una cosa bella, gratificante, interessante era arrivata.
sono una donna curiosa per natura, mi piace conoscere, imparare cose nuove, non ho difficoltà nel buttarmi in avventure per scoprire i miei limiti ed imparare a superarli.
certo, era una bella sfida, fare un libro sulla cucina toscana, io dovevo curare la parte ricette/foto, quello che mi piaceva fare insomma.
siamo partiti con uno schema iniziale che poi è stato completamente stravolto nel corso del tempo, aggiustato, sistemato, ripensato. credo sia così per tutte le cose artistiche, diventano emotive, imparano a camminare con le proprie gambe, ti parlano, ti chiedono di cambiare, si evolvono.
il libro è diventato il nostro bambino.
ci siamo sentiti quotidianamente, scritti uno tzunami di mail, scattato foto in giro per la Toscana, cercato ricette, inventato capitoli, titoli, emozioni.
il punto di arrivo era riuscire a trasmettere emozione tramite le fotografie e lo scritto, non doveva essere un semplice libro di ricette, doveva essere un modo per descrivere l’antica convivialità toscana, le radici dei nostri piatti, il piacere di sedersi a tavola e godere di un buon piatto di semplice pasta al pomodoro in compagnia magari dei nonni o dell’amico più caro. che fosse una cena importante, una ricorrenza, un compleanno o un semplice “desinare” doveva trasmettere tutta la passione che i fiorentini hanno per la buona tavola.
convivialità, condivisione: a tavola, con un invitante pietanza, un buon vino, una buona compagnia, dentro la bellezza sconvolgente della campagna fiorentina, fra le colline disegnate dalle vigne, fra le spighe di grano, sotto i cieli azzurri di una vecchia casa di campagna, dentro il profumo di una cantina con le botti piene di vinsanto.

 

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io ho un sogno

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Washington il 28 agosto 1963

Martin Luther King: “I have a dream” (Io ho un sogno)

“Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!
anche io avrei un sogno, oggi:  che le persone siano giudicate per le qualità della loro anima e non per i loro orientamenti sessuali.

la storia si ripete, inevitabilmente.
ancora il sogno di Martin Luther King non si è del tutto avverato e nemmeno il mio e quello di altri milioni di persone.
nell’anno del Signore 2016 d.c. noi, in Italia, siamo ancora a parlare di discriminazioni sessuali.
come se l’amore si potesse imbrigliare, fermare, arginare, classificare, etichettare.
l’amore è come un simbionte, si insinua dentro un cuore, dentro un fegato, dentro un intestino, si fonde nel dna e a quel punto…. a quel punto è difficile scinderlo, scacciarlo senza uccidere l’ospite.
è forse possibile fermare l’acqua? e come pensiamo noi di poter fermare l’amore? e che differenza c’è fra amore omosessuale e amore eterosessuale?
chi puo’ decidere quale è l’amore giusto e quello sbagliato?
no, mi dispiace, io non ci sto.
l’amore è amore. punto. il resto è tutta fuffa, tutta roba strana, tutti pregiudizi, tutte manie di superiorità.
chi è senza peccato scagli la prima pietra……

e visto che siamo nel mese del carnevale due classici toscani per la lietezza dello spirito

le frittelle di riso di San Giuseppe

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