La Toscana di Ruffino, il “MIO” libro e la ricetta storica, farinata coi bozzoli

 

 

 

 

ho resistito a lungo, oltre 15 mesi, prima di parlare, prima di condividere con voi questa notizia.
come dice Francesco è stata una gestazione quasi da elefanti, esattamente da gennaio 2015 a marzo 2016.
ma alla fine è uscita questa cosa, è stata stampata. oggi la vedo, LO  vedo, per la prima volta STAMPATO e non in formato pdf, perchè la carta stampata fa libro per davvero, fa roba vera e non virtuale.

LA TOSCANA DI RUFFINO

è un libro pensato da Francesco Sorelli e realizzato insieme a me e ai ragazzi dell’Officina Grafica di Firenze, Tommaso Pecchioli e Vincenzo Maccarone.
armatevi di pazienza, ho bisogno di raccontarvelo tutto, quindi, ascoltate questo sottofondo musicale e sopportatemi leggendomi.
la fine del 2014 è stata un disastro. per dirla tutta nemmeno i tre anni precedenti erano stati un giulebbe. la vita a volte si accanisce, ci sono periodi in cui tutto va male, anche a livello pesante, quasi da farti rasentare l’autolesionismo. ma la vita è così.
e in tutto quel balenare di disgrazie una dietro l’altra è apparso un gancio.
già la cosa era stata ventilata ma quando Francesco mi ha chiamato dicendomi che si, si faceva davvero il libro per e con Ruffino.… beh, in tutto quel macello almeno una cosa bella, gratificante, interessante era arrivata.
sono una donna curiosa per natura, mi piace conoscere, imparare cose nuove, non ho difficoltà nel buttarmi in avventure per scoprire i miei limiti ed imparare a superarli.
certo, era una bella sfida, fare un libro sulla cucina toscana, io dovevo curare la parte ricette/foto, quello che mi piaceva fare insomma.
siamo partiti con uno schema iniziale che poi è stato completamente stravolto nel corso del tempo, aggiustato, sistemato, ripensato. credo sia così per tutte le cose artistiche, diventano emotive, imparano a camminare con le proprie gambe, ti parlano, ti chiedono di cambiare, si evolvono.
il libro è diventato il nostro bambino.
ci siamo sentiti quotidianamente, scritti uno tzunami di mail, scattato foto in giro per la Toscana, cercato ricette, inventato capitoli, titoli, emozioni.
il punto di arrivo era riuscire a trasmettere emozione tramite le fotografie e lo scritto, non doveva essere un semplice libro di ricette, doveva essere un modo per descrivere l’antica convivialità toscana, le radici dei nostri piatti, il piacere di sedersi a tavola e godere di un buon piatto di semplice pasta al pomodoro in compagnia magari dei nonni o dell’amico più caro. che fosse una cena importante, una ricorrenza, un compleanno o un semplice “desinare” doveva trasmettere tutta la passione che i fiorentini hanno per la buona tavola.
convivialità, condivisione: a tavola, con un invitante pietanza, un buon vino, una buona compagnia, dentro la bellezza sconvolgente della campagna fiorentina, fra le colline disegnate dalle vigne, fra le spighe di grano, sotto i cieli azzurri di una vecchia casa di campagna, dentro il profumo di una cantina con le botti piene di vinsanto.

 

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zuppa di cavolo e centopelle: viva il quinto quarto

 

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SUBSONICA, Tutti i miei sbagli

 

 

sapete che cosa è il centopelle?o volete che lo chiami omaso?

L’omaso è un organo che, assieme al reticolo e al rumine, fa parte del complesso prestomacale dei ruminanti. Esso è interposto funzionalmente tra rumine e reticolo da una parte e abomaso dall’altra e permette, nell’animale adulto, il transito delle ingesta fermentate al suo interno fino allo stomaco ghiandolare. La sua funzione principale è quella di riassorbire parte della componente liquida del materiale fermentato. Ciò avviene grazie alla presenza di numerose pieghe della parete (lamine omasali) che sporgono nel lume dell’organo. Queste lamine hanno lunghezza diversa (distinte in alte, medie, basse e bassissime) e forma di falce, sono rivestite da papille cornee e dotate internamente di fibrocellule muscolari lisce.

o voi che non amate il quinto quarto questo post non è per voi, ma, se come me, adorate le interiora in tutte le sue sfaccettature…. beh siete arrivati nel posto giusto perchè la zuppa di centopelle e cavolo nero è una delle cose più deliziose che potreste mai assaggiare. si, deliziosa. veramente, lo so che non vi sembra vero ma così è. il centopelle ha un sapore delicato, non è aggressivo. non è neanche brutto da vedere, anzi, sembra un merletto, un ricamo fatto con il tombolo, una trina d’altri tempi. certo, come la trippa fa parte dello stomaco dei ruminanti ma basta non pensarci e assaggiarlo.

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– 4 Palio del bardiccio, mettiamolo anche in crosta!

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  • 4, – 4 giorni all’apertura dell’anno internazionale del bardiccio

dove? a Pontassieve – S.Francesco, Via Del Molino 21

quando? il 4, il 5 e il 6 marzo

chi? TUTTI!!!

per chi non sapesse cosè il bardiccio

qua trovate il programma intero

e partecipate alla gara!!!!

sono tre giorni per stare in allegria e gustare ottimo cibo e ottimo vino

 

e questo è il mio

Bardiccio in crosta

 

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