Tasche di petto di pollo ripiene

 

rosacanina1

 

ascoltate con me

 

freedom, Pharrel Williams
ma anche

Ivano Fossati, il talento delle donne

ci sono giorni speciali, che pur nella loro preoccupata inquietudine riescono a farti sentire viva.
ricordare insieme momenti vissuti, momenti felici, parlare di cose normali e non di problemi, sviscerare pensieri così antichi e sedimentati che sono diventati parte di te. e riuscire a capire, dopo mesi di ricerca infruttuosa, il sentimento che provi, la natura del sentimento che senti.
riuscire a capire che non è scindibile da te, che non sarà mai scindibile da te.
mai.
che è viscerale, radicato, attaccato con misteriosi filamenti al tuo intestino, al tuo utero, al tuo stomaco, al tuo cuore. e i filamenti arrivano fino al cervello e lo avviluppano creando una specie di simbiosi inscindibile.
che quel sentimento è diventato te. atavico, antico, selvaggio, insediato nel tuo dna, con la consapevolezza che sarà sempre così anche se non potrà essere insieme. non importa, come dice l’anonimo dei famosi baci da mangiare “meglio aver amato e aver perduto che non aver mai amato”.
è un peccato avere la consapevolezza di una cosa del genere e non poterla vivere.
ma non si possono fermare le cose nel tempo e nello spazio, è solo la nostra illusione, la nostra solita illusione di misurare tutto, di controllare tutto. esiste solo adesso, ieri non c’è più e non tornerà, domani è troppo lontano.
come acqua che scorre, mai uguale ma sempre in movimento, ci portiamo dietro attimi di eternità, polvere di stelle, strisce di sole e non ce ne accorgiamo nemmeno.

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la fine nella terra di mezzo – quasi ramen

 

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati                       

 Bertol Brecht 

 

 

David Sylvian, Small metal gods
testo originale  e traduzione in fondo alla pagina

tutto quello che inizia  ha anche una fine
quando vivi l’inizio non pensi certo a come sarà la fine, non puoi pensarci.
quando c’è il sole non puoi pensare a quando ci saranno le nuvole, non è nella nostra natura, non puoi preoccuparti troppo di quello che verrà, sarà l’istinto di sopravvivenza.
eppure lo sai che c’è anche una fine.
certo che lo sai, ma fai di tutto per rimandarla
a volte è più facile nascondere la testa sotto la sabbia e far finta che vada tutto bene, ma lo sai, i conti sono solo rimandati.
ecco, io sono a fare i conti.
nella terra di mezzo, nè carne nè pesce, un cane sciolto, ramingo e solitario.
e qui si potrebbe partire con tutte le solite frasi fatte: domani è un altro giorno, si chiude una porta e si apre un portone, morto un papa si rifà un papa e un cardinale….
ma non è così. i conti fanno male e nonostante tutte le armature che ti costruisci addosso, tutte le corazze, tutte le attenzione non riesci a pararli tutti i colpi.

e quelli che arrivano arrivano giù duro, ti lasciano senza fiato. annaspi. boccheggi.

mi aspettano giorni difficili, mi aspettano ore infinite.
perchè è con il passare del tempo che la fine diventa sempre più certa e più reale. tangibile. ne prenderò coscienza forse domani o dopo.
adesso è solo buio, non ci sono elfi dorati nella terra di mezzo, c’è solo un gran silenzio e un buio che spaventa.
e ci si sente soli, dolorosamente soli, nella terra di mezzo.
eppure….. eppure senti quella vocina dentro che ti dice: coraggio, avanti, andrà tutto bene….. sarà istinto di sopravvivenza anche quella?

 

quasi ramen

e così anche questa ricetta, nè carne nè pesce, un quasi ramen nato per caso, per scherzo, volendo per forza adoperare una confezione di noodle trovata in dispensa.
una ricetta assolutamente di fantasia, deliberatamente chiamata ramen, chiedo scusa a tutti gli amanti del piatto giapponese, non  voletemene  per questa rielaborazzione parecchio fantasiosa.

per due persone

per il brodo di pesce ed alghe
pomodoro – 1
bietola – 2 foglie con coste
cipolla – 1 media
carote – 1 piccola
sedano – 1 costa
alghe miste secche  – 1 cucchiano
ginger – 1 fettina
carapaci di code di gambero – una decina
sale
mettere tutte le verdure a bollire in una capiente
pentola con un paio di libri di acqua e lasciar
sobbollire lentamente per un’oretta in modo che il brodo
si restringa dolcemente
aggiustate di sale
per le verdure
porro – 1
carota – 2 medie
cavolo cinese affettato fine – mezzo cespo
aglio – 1 spiccio
15 code di gambero
in uno wok far soffriggere l’aglio in camicia e
schiacciato per qualche secondo in olio extra vergine di oliva
aggiungere le verdure affettate finemente e condire con
salsa di soia e sale
far arrosolare a fuoco brillante
quando le verdure saranno cotte aggiungete il brodo ottenuto
(filtrandolo dalle verdure) e aggiungete  le code di gambero
cuocete i noodle (80 g.) a fuoco dolce e
servite con amore
quasi ramen

confido in un migliore 2015 e vi lascio i miei più cari auguri di buone cose.
che la vita sia con noi, sempre e comunque.

David Sylvian, Small metal gods 

Small metal godsPiccoli Dei di metallo
It’s the farthest place I’ve ever been
It’s a new frontier for me
And you balance things like you wouldn’t believe
When you should just let things be
Yes, you juggle things ‘cause you can’t lose sight
Of the wretched storyline
It’s the narrative that must go on
Until the end of time
And you’re guilty of some self neglet
And the mind unravels for days
I’ve told you once, yes a thousand times
I’m better off this way (2 times)
Where’s my queen of hearts, my royal flush
I have cleaned and scrubbed her decks
My suicide, my better days, there’s nothing I regret
I’ve placed the gods in a Ziplock bag
I’ve put them in a drawer
They’ve refused my prayers for the umpteenth time
So I’m evening up the score
Small metal Gods from a casting line
From a factory in Mumbai
Some manual labourer’s bread and butter
And a single minded lie
Small metal Gods, cheap souvenirs
You’ve abandoned me for sure
I’m dumping you, my childish things
I’m evening up the score
È il posto più lontano in cui sia mai stato
Per me è una nuova frontiera
Tieni le cose in equilibrio come mai avresti pensato
Mentre dovresti semplicemente lasciarle andare
Si, ti destreggi con quelle cose perché non puoi perdere di vista la pessima trama
È il romanzo che deve andare avanti
fino alla fine
e sei colpevole di una certa auto-negligenza
e la mente si schiarisce per giorni
te l’ho detto una volta, si un migliaio di volte
sto meglio così
dov’è la mia regina di cuori, la mia scala reale
ho pulito e lucidato i suoi mazzi
il mio suicidio, i miei giorni migliori, non rimpiango nulla
ho messo gli dei in una borsa con la lampo
li ho messi in cassetto
hanno rifiutato le mie preghiere per l’ennesima volta
così vado a pari
Piccoli dei di metallo, di una linea di produzione
Di una fabbrica a Mumbai
Indispensabili per dei lavoratori manuali
Ed una decisa bugia
Piccoli dei di metallo, souvenir da poco prezzo
Di sicuro mi avete abbandonato
Mi sto liberando di voi, delle mie sciocchezze infantili
Così pareggio il conto
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Linguine con talli di zucca e il tempo liquido

 
Linguine con talli di zucca
 
 
 

una ricetta antica come il tempo, quella delle linguine con talli di zucca, arcaica e antica come lo scorrere del tempo

credo siano ormai più di venti anni che non possiedo un orologio da polso funzionante.
non mi piace misurare il tempo
è un’usanza barbara e disdicevole misurare il tempo che passa, segnare i minuti, i secondi, contare ogni sfumatura di questa nostra convenzione tutta umana.
forse meglio andare a primavere come facevano gli indiani d’America, molto più romantico, più inerente a questa terra.
ho adoratoil “tempo liquido” di Salvador Dalì, quei suoi orologi liquefatti, nei suoi paesaggi surreali, con i suoi tempi allungati, dilaniati nel corso degli avvenimenti.
che senso ha misurare il tempo? 
come se non corresse all’impazzata per sfuggirci di mano, per invecchiarci senza che quasi ce ne accorgiamo. 
siamo solo polvere cosmica con un po’ di energia che ci tiene  insieme, polvere di stelle, sogni e sentimenti, amori e dolori e allora perchè affannarci a misurare?
misurare lo scorrere del tempo giornaliero vivendo. vivendo lo scorrere del giorno, lo scorrere delle stagioni, godere dei colori, dei frutti, del sole e del vento…
la nostra evoluta società purtroppo non ci permette tutto questo.
dobbiamo correre, ottimizzare, inventare, creare, passare velocemente da una cosa all’altra, senza poterci concedere il “vivere” dello scorrere del tempo.
 
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