Nel mezzo della notte con la pasta matta e i fichi ….

Musica, Maestro!

Si, ci risiamo. Sono le 4.01 ed è già un’ora che sono in giro per la casa.
Nel mezzo della notte io  mi sono fatta una tisana calda, me la sono sorseggiata sul divano con la luce bassa ma niente.
Non mi si abbassanno neanche le palpebre, ho due occhi spalancati che sembro un gufo.
Mi sono svegliata e mi sono accorta subito che non sarebbe stato facile riprendere sonno.
Ho fatto due passi nel letto e poi ho deciso che forse era meglio alzarsi per non svegliare lui.
E allora queste ore di sonno perduto me le voglio proprio sfruttare e godere al massimo.
Non mi lascerò prendere dal nervo per l’insonnia e sfrutterò la situazione.
Stanotte ho deciso di scrivervi delle costrate di pasta matta. La pasta matta dell’Artusi si è rivelata un portento. E’ ottima come contenitore, è ottima come base per crostate. Di una facilità impressionante, basta impastare acqua e farina, è bellissima per tutte le lavorazioni.
Questa volta ho adoperato gli ultimi fichi neri nel mio albero. Povero, quest’anno ha stentato anche lui con la siccità!

gli ingredienti

farina tipo 0
acqua deminaralizzata
marmellata di fichi
fichi maturi 
zucchero di canna
Preparate la pasta impastando acqua e farina. Il bello di questa pasta è che non ha bisogno neanche di riposo.  Con dell’olio extra vergine di oliva (o del burro se preferite) spennellate degli stampini di crostata piccoli e adagiateci dentro un disco di pasta matta alto un po’ meno di 12 cm. in modo che possiate fare le pieghe. Mettete una base di marmellata di fichi sul fondo della crostatina e poi aggiungete un fico intero tagliato in quattro o a fette. Cospargete con un po’ di zucchero di canna e se volete anche con un pizzico di cannella.
Con il pennello sporco di olio pennellate i bordi della pasta matta in eccesso che avrete ripiegato in pieghette per renderli aggraziati.

Mettete in forno per una quindicina di minuti a 180°. Appena la pasta si colora è cotta, attenti a non farla diventare troppo “croccante”.
Io ne ho fatte anche qualcuno semplicemente con la marmellata di pesche e il risultato è stato eccellente.
Certo che Pellegrino ne conosceva di trucchi in cucina!

Ora metto la programmazione al post e vedo di andarmene 5 minuti a dormire…. forse ce la faccio.
Per la cronaca sono le ore 5.07 di giovedì 4 ottrobre e tutto va bene
Buonanotte, buongiorno… fate voi fiorellini!
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Salutiamoci di Ottobre: il migliaccio fiorentino

per le vostre orecchie e per i vostri occhi

per la lietezza di spirito:

migliaccio fiorentino

E adesso siete finiti, morti, caput!
Io sono golosa, appassionata di cibo, di cibo buono, e due sono le cose che mi fanno scalpitare più di ogni altra in cucina: i ceci e tutto ciò che concerne e le CASTAGNE e tutte le variazioni sul tema.
Salutiamo di ottobre con le castane? Care Brii, Cobrizio , Lo e Stella  e nonmeno Azabel  che ci ospita graziosamente a casa sua questo mese di ottobre,  care le mie bloggine,  adesso SO’ AFFARI VOSTRI, mi avete provocato e io vi rispondo, preparatevi, ve ne manderò talmente tante che vi verrò a noia, mi pregherete di smettere….

Faccio un incisino, sono una delle vincitrici del contest de La cultura del Frumento, MANI IN PASTA, le paste regionali III   con i miei    pici  senesi all’aglione :

E SON SODDISFAZIONI!!!
Ok, la ruota del pavone l’ho fatta, ho aperto tutte penne e ho fatto bella mostra…..
Veniamo a noi, veniamo alle castagne.
Oggi si comincia con il più classico dei dolci: il migliaccio
Detto anche castagnaccio,  dalle mie parti si è sempre chiamato migliaccio,   è un “dolce” tipico toscano/ligure, di origine contadina, economico e con ingredienti di facilere peribilità.

Leggendo iera la ricetta da LO che intitolava “castagnaccio senza zucchero” ho pensato, ma guarda che brava la nostra gallina meravigliosa che non ha adoperato lo zucchero…. ripensandoci, ieri sera mentre mi leccavo i baffi sbattendo acqua e farina di castagne mi sono data della brava anche per me, l’ho dato alla mia mamma e alla mia nonna che mi hanno insegnato a fare il migliaccio e che lo facevano SENZA zucchero…. credo fosse una questione economica, all’epoca…. lo zucchero era un bene di lusso!

la ricetta:

ingredienti:
250 gr. di farina di castagne
2 tazze medie di acqua o forse meno
un pizzico di sale
olio extra vergine di oliva
1 rametto di rosmarino
50 gr. di pinoli
5 o 6 gherigli di noce
una manciata di uvetta
migliaccio fiorentino
Preparazione:
In una terrina emulsionate la farina di castagne con l’acqua in modo che non si formino grumi. La consistenza deve essere un po’ più solida di quella delle crepes. Non so la quantità precisa di acqua, io a un certo punto vado a “occhio”. Mi ricordo sempre di mia nonna che quando glielo chiedevo mi diceva: lo vedi a occhio, Sandra, nè troppo lente nè troppo soda….
Aggiungete alla pastella un pizzico di sale e un C di olio extra vergine di oliva,  unite metà pinoli e l’uvetta bagnata precedentemente nell’acqua e strizzata.  Io non ce la metto, l’uvetta nei dolci è una delle poche cose che evito perché non mi piace la consistenza  molliccia che acquista da cotta, ma voi mettetela perché nella ricetta tradizionale ci vuole.
In un pentolino fate soffriggere gli aghi di rosmarino per qualche secondo con un giro d’olio d’oliva.
Foderate la teglia con un foglio di carta da forno e versateci sopra il composto, l’altezza decidetela voi, c’è a chi piace alto e a chi bassino: io sono per il bassino. Poi aggiungete i pinoli e i gherigli di noce spezzati grossolanamente sulla superficie e condite con l’olio e rosmarino.
Passate il tutto in forno a 200° per una ventina di minuti. Il migliaccio è pronto quando il composto forma tutte le screpolature in superficie.
Ecco avete fatto, senza zucchero e con pochissimi grassi, un dolce povero della cucina contadina.
Per maggiori informazioni qu , sempre da quelle quattro pazzerelle che ci insegnamo e ci spronano a mangiare sano.
migliaccio fiorentino
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Un pane dolce con marmellata di uva fragola… metodo Ferber…

per le vostre orecchie, e per il cuore

per i vostri occhi 

  • ricerca su google
ricetta  marmellata uva fragola –
  • risultati trovati
marmellata uva fragola metodo ferber….

Che cosa caspita è il metodo Ferber? Curiosa, io sono curiosa come le scimmie, curiosa che se non vado a vedere mi sento male e rimango tutto il giorno con il dubbio e non ci dormo la notte…. ma siamo pazzi? Comincio la ricerca e trovo  Caris, blog meravigliosissimo che conosco e seguo da sempre e da li parte tutto.
Vi ricordate la storia dei tacchi a spillo, dello spavento, della Cinzia e della mia mamma che mi regala un cesto di uva fragola di quella piccola piccola ma di un dolce, di un dolce…? Ve la ricordate? Bene, l’uva è quella, la ricetta è questa usando il metodo di madame Christine  Ferber, che mi piace un sacco. Lascia intatto il sapore della frutta, sembra di mangiarsi un grappolo….

ingredienti

600 gr. uva fragola
300 gr. zucchero
succo di 1 limone
100 dl acqua
1 cucchiaio di cannella 

Lavate l’uva e lasciatela sgocciolare. Io non ho avuto il cuore di togliere di acini, chicchi troppo piccoli, ho però spremuto l’uva con le mani una volta sgocciolata. Aggiungete all’uva lo zucchero, la cannella e l’acqua e lasciate in fusione per almeno un’ora coperta con un foglio di carta da forno.

In una pentola di rame (per facilitare il legame fra le molecole di pectina) versate il composto e portatelo a “fremere” . Spegnere e versare nuovamente in una terrina e coprire con carta da forno. Lasciatelo in fusione 12 ore minimo. Con un colino setacciate l’uva, che terrete da parte per adesso, e dividetela dal succo di fusione. Mettete nel solito tegame di rame (o altrimenti una pentola a fondo spesso) lo sciroppo e fatelo bollire fino a che comincia ad addensare: mettete l’uva e continuate a bollire per almeno una decina di minuti schiumando se necessario. Versate la marmellata nei barattoli sterilizzati e, una volta chiusi con il tappo, capovolgeteli fino a che non saranno freddi per fare il sottovuoto.

Ora, di marmellate ne abbiamo fatte tante, questa è particolare, credete, anzi no, non vi fidate, provate a fare una marmellata con il metodo Ferber….una bomba!
Io travolta dall’entusiasmo ho fatto questo pane dolce (mia nonna lo chiamava pane 900 e non so perché), tipico fiorentino ma con una sola lievitazione questa volta, utilizzando il li.co.li. al posto del lievito di birra
(1/3 di licoli, 2/3 di farina tipo 0). Ce lo siamo litigati.

Compreso il velo di marmellata che uscendo dalle fessure del rotolo si è solidificato tutto intorno e che io golosamente ho nascosto a tutti e mi sono allegramente sbaffata….. e insomma, dopo tutto questo lavoro vorrai darmi una ricompensa?

Buona vita a tutti!

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