e poteva forse mancare il pandoro a lievitazione naturale nelle ricette di Natale?
ricetta lunga, si, senza dubbio, ma anche di soddisfazione.
armatevi di pazienza, le lievitazioni non sono mai precise, ogni cucina ha il suo microclima e quindi ogni lievitazione avrà i suoi tempi e voi dovrete stare a guardarla, minuto per minuto.
impresa ardua, ci vogliono quasi quattro giorni solo per lui, impresa impegnativa, bisogna essere in due per affrontare sua Maestà, per sostenersi e per pungolarsi a vicenda, quando molla una arriva l’altra e si riparte con l’idea…. della serie: “col ca@@o che lo facevo se non avessimo (maledette noi!) comprato la farina ad Aprile e non avessimo fissato ad Agosto il fine settimana preciso per farlo (pare brutto rimangiarsi la parola anche fra amiche foodblogger). della serie #macchimelohafattofare, ma che pensavo quando ho deciso di farlo?, avevo gli uccellini a covo nel cervello?
e poi invece, dopo tutte le rocambolesche peripezie, i rinfreschi serrati del lievito madre, le sveglie puntate per controllare la lievitazione, gli impasti a orari improponibili (il secondo impasto fatto alle 5.30 di mattino, con un occhio chiuso e uno aperto e una tazza di caffè per sostentamento), dopo tutto ciò lui esce dal forno ed è subito festa. il profumo invade la cucina, un immenso profumo di Natale e non ti ricordi più della fatica che hai fatto finora.
Mentre noi cerchiamo di insegnare ai nostri figli tutto della loro vita, loro ci insegnano che cosa conta davvero nella nostra. (Angela Schwindt)
sono abituata ad essere ultima, per scelta, io chiudo la fila, controllo che tutti siano a posto, che tutti siano in “salvo”, da dietro, da lontano.
io sono ultima, per scelta. la mia scelta.
forse sarebbe ora di smetterla, tra un po’ sarò io quella da controllare, da tenere sott’occhio, gli anni incalzano.
finisce il ruolo di supermamma e comincia di nuovo quello di donna.
il tempo è passato così in fretta, maledettamente in fretta.
e dallo scorrazzare come un ape da un fiore ad un altro mi sono ritrovata a fare l’ancella, ma adesso è finito anche il tempo di nutrire, le pupe possono volare da sole, sono in grado e ne hanno il diritto. ci ho messo un po’, lo ammetto, ma adesso ne sono consapevole. e sono felice di tutto questo.
è che mi sento, come dire, senza più chance. come se non avessi più il diritto di sognare, in grande, come se non potessi più farlo. perchè sognare e realizzare e vivere quelle emozioni prorompenti e immense, strabordanti di vita è come se non fosse più per me. è roba da giovani, ci vuole potenza, ci vuole incoscienza, ci vuole fantasia,ci vuole avere vent’anni.
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