21.12.2012 Until the end of the world e una zuppa di zucca gialla

 musica suggerita per la preparazione
 Sarà che sono sempre stata un po’ fatalista, sarà che quest’anno avrebbe potuto essere migliore, sia per me che in generale per il mondo intero visto tutto quello che è successo, sarà che verso la fine dell’anno abbiamo addosso un sacco di roba in più….. ma sarà mica vero che il 21 di dicembre finisce tutto?
Nooooo, tranquilli, non finisce mica tutto, finisce il calendario a lungo computo dei maya, finisce la quinta era cosmica, quella che i Maya chiamavano l’era dell’oro per cominciare la sesta era che, dopo iniziali sconvolgimenti del nostro pianetino dovrebbe portare 1000 anni di pace….

la Sesta Era, Una fase che comincerà
con tanti sconvolgimenti naturali – molti dei quali sono già in corso – e
proseguirà per circa mille anni, durante  i quali le civiltà saranno
contraddistinte da un tempo di pace e da una rivoluzione delle
coscienze.

Che fosse vero? Un tempo lungo 1000 anni di pace e rivoluzione di coscienze? Sarebbe meraviglioso. Una pace universale contro una guerra globale. Sono di ieri le stragi di bambini nella striscia   di Gaza, vogliamo parlare della guerra in Afganistan o di tutte le altre guerre in corso? Vogliamo parlare di queste guerre silenziose di cui nessuno parla, neanchè i  network più famosi? Non se ne parla perchè non fanno notizia o perchè è meglio tacere certe cose? Questa sotto è la cartina silenziosa di tutte le guerre del NOSTRO mondo….e molte sono vicine a noi, all’Italia, tanto per stare in campana.

http://www.villaggiomondiale.it/guerrenelmondo.htm
 Li avete contati i puntini rossi? io non li ho volutamente contati ma mi hanno riempito gli occhi di dolore.
E ci si preoccupa del 21 dicembre 2012? Ben venga il cambio di questa era distruttiva in cui questi OMINI guerrafondai e bellicosi hanno la smania di potere e per acquisirlo distruggono tutto e tutti, ben venga.
Quindi, con la speranza che il 21 dicembre 2012 sia davvero un passaggio  verso un’era migliore io mi faccio una bella zuppa con la zucca gialla. E la mando anche da quelle quattro del Salutiamoci e questo mese da Dealma di La via macrobiotica   

La ricetta è semplicissima e di poco costo. Una zuppetta povera e con materiali di recupero.
ingredienti:

le foglie esterne di un cesto di insalata 
dell’orto (ma anche se non è dell’orto
va bene lo stesso)
2 patate
2 cipolle rosse medie
una scodella di zucca gialla tagliata a quadretti
olio extra vergine di oliva
pane integrale alcune fettine
sale e pepe

Tagliate le cipolle rosse ad enelli alti almeno 1/2 cm e fatele soffriggere con un filo di olio extra vergine di oliva.  Appena la cipolla accenna ad appassire aggiungere i cubetti di zucca e i cubetti di patate (lavati sotto acqua corrente fredda per togliere un po’ di amido) e farli insaporire con la cipolla aggiungendo un po’ di sale e una macinata di pepe. Dopo 5 minuti di cottura aggiungete acqua fino a coprire le verdure e aggiungete anche le foglie dell’insalata spezzata in pezzi abbastanza grandi. Aggiustate di sale, coprite e fate bollire per una ventina di minuti. Ecco, la vostra zuppa è pronta, potete arrostire il pane e condire il tutto con un po’ di pepe e un bel giro d’olio nuovo. Buon appetito. Se avete voglia guardate anche qui,   Hopi  ormai che ci siete!

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Crema di mascarpone con briciole di dolcezza

per le orecchie

Fin da bambina a me piacevano gli orecchini, le collane, le pietre dure. Mia mamma si domandava sempre da chi avessi preso con tutta questa vanità vanitosa, io mi agghindavo, io mi pettinavo, mi truccavo e non avevo certo imparato da lei che non ha mai amato  mettersi in “ghingheri”, come li chiama lei, e tantomeno il trucco che le faceva pizzicare la faccia. L’unica concessione alla vanità femminile di mia mamma (oltre alle gonne tipo kilt) erano le “cofane” anni 70 che io mi ricordo come fosse ora: delle torri di capelli cotonati dove mi immaginavo ci facessero il nido gli uccellini.
Nei miei sogni più sfrenati di cinquenne,  distesa a pancia in giù e con le gambette che scodinzolavano sopra di me sul tappeto a fiori rossi e gialli del salotto,  mi immaginavo mamma pettirosso che deponeva le uova sulla cofana della mia mamma. E poi con orrore mi vedevo mamma pettirosso che cercava disperatamente di salvare le sue uova quando la mammamia andava dalla parrucchiera, dalla Gabriella,  per smontare e rimontare la cofana. Avete presente la Signorina Carlo, del Trio Solenghi,Lopez,Marchesini? Guardate il video linkato, ragazzi, io ce l’ho di sottofondo e sto ridendo come una pazza!
Ecco, la cofana della mia mamma aveva una circonferenza e un’altezza uguali alla sua solo di colore biondo cenere.
Però lei non capiva da chi avevo preso tutto questo mettersi in ghingheri e allora partivano per la tangente, lei e la mia nonna, nel paragonarmi alle parenti più lontane e sconosciute che io mi immaginavo agghindate come le donnine del Mulin Rouge.
Così, negli anni mi sono ritrovata con una collezione di orecchini (i miei monili preferiti) e di collane di tutti i generi non indifferente.
La mia preferenza va all’argento, magari guarnito con pietre dure. 
L’argento ha sempre attirato la mia attenzione più dell’oro. Lo so che l’oro ha un valore maggiore ma, che ci volete fare, tutti i gusti sono gusti, diceva quello che….. non ve lo dico che faceva!
Da ragazzina rimanevo attaccata alle vetrine di Via Calzaiuoli a Firenze. C’erano un sacco di orafi artigiani, che facevano vere e proprie opere d’arte con niente di che. E io attaccata alle vetrine a sbavarci sopra. E’ cominciata li la mia voglia di creare orecchini.  E ne ho fatti tanti di tutti i tipi. Gli ultimi gioielli con il filo di rame arrotolato e le pietre dure….ma sono di tanti anni fa. Ora mi limito a regalarmeli ogni tanto, quando posso o quando non so resistere alla tentazione.

Per il contest di Ale di Dolcemente inventando la mia ricetta gioiello è la crema di mascarpone. E’ il mio cavallo di battaglia, non so perché ma mi viene particolarmente bene. E per una cena da amici in cui mi immaginavo quantità industriali di cibo ho pensato di fare porzioni mignon elaborate con piccole variazioni.

CREMA DI MASCARPONE CON BRICIOLE DI BISCOTTI E MANDORLE

per 16  mini-coppette come da fotografia

200 gr. di mascarpone
2 tuorli d’uovo
20 gr. di burro
2 cucchiai di zucchero
8 biscotti secchi
10 mandorle ridotte in farina
zucchero per decorazione
un goccio di vinsanto 
Cominciate con lo sbriciolare con il mattarello i biscotti lasciandoli in pezzi piuttosto grossolani.Unite il burro fuso e le mandorle tritate nel mixer. Formate un composto e adagiatene un pochino sul fondo delle coppette. Ora montate a neve le chiare molto ferme e lasciatele da parte. Montate i tuorli con lo zucchero fino a che quest’ultimo non si è completamente sciolto e amalgamato con il tuorlo. Aggiungete il mascarpone a cucchiaiate e un goccio di vin santo. Quando il tutto sarà ben unito aggiungete le chiare e amalgamate con un cucchiaio di legno. A questo punto la crema è pronta, versatela nelle coppette e adagiateci sopra un altra briciola di biscotti e mandorle. Mettete in frigorifero almeno un paio di ore, meglio se di più.  Per la decorazione di zucchero mettete lo zucchero in un tegamino di acciaio e di alluminio (NO antiaderente) e fatelo fondere fino a che non prende quel colore dorato. Toglietelo dal fuoco e buttateci un cubetto di ghiaccio che fermerà la cottura. Con la forchetta prendete lo zucchero e disponetelo come più vi piace su un foglio di carta da forno e su un piano di marmo. Tenetelo al fresco per almeno 3 ore prima di usarlo per le decorazioni che farete all’ultimo minuto prima di servire in tavola. 
Non so se questo dolce mi assomiglia, cara Ale, è morbido e io caratterialmente non sono molto morbida. Ha però un sapore deciso e quello mi si addice, è uno di quei dolci che non bastano mai, una di quelle creme che speri non finiscano tanto presto perché ne prenderesti volentieri un’altra porzioncina….e io sono così, sono da prendere in piccole dosi, sono da apprezzare con calma e poi non riesci più a scollarti da me….
Ti mando il mio gioello Ale, trattalo bene!

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Il titolo è un po’ lungo: cestini di pasta matta di farina di castagne con crumble d’uva

per le orecchie
 (la politica della verità)

per gli occhi

 Io con la farina di castagne ci potrei fare anche le polpette.
Ho una passione per la castagna, una vera e propria passione. Mi ricordo che quando ero incinta del principe ereditario, spesso e volentieri l’Angela, la mia amica, veniva a cena da me quando il 12 pompelmo andava a fare gli allenamenti di basket: più di una sera in autunno abbiamo mangiato SOLO castagne, castagnaccio, bruciate o bollite….. tutte e due golose marcie!
Adesso che ho scoperto la mia passione per la cucina mi diverto a inventare. 
Questi cestini sono stati inventati per Perle ai Porchy e il contest CESTINIAMO?
Perchè io, la notte quando mi sveglio e mi lascio vincere dall’insonnia, penso ai contest, penso al cibo per non farmi dei film da paranoia sulla vita in generale. Se penso alla farina mi si distende il cervello, se invece lo lascio andare a briglia sciolta prima o poi, sicuramente subito, mi infilo in pensieri poco costruttivi e deprimenti….. se poi la cose venga bene o no lo decido dopo l’assaggio. Questi erano discreti!
La pasta matta è diventata un must, un cult, un …… la faccio sempre, mi piace un sacco!
Quindi, per i cestini occorrono

50 gr. di farina di castagne
50 gr. di farina di kamut
acqua q.b.
un pizzico di sale
 Impastate le farine setacciate  con l’acqua e il sale fino a che non otterrete una consistenza come quella della pasta fatta in casa. Potete lasciarla riposare o no, non ha nessuna importanza, viene bene uguale.

 Per il ripieno:

sciroppo di uva e zucchero 
un grappolo di uva rossa Red Globe
45 biscotti secchi
mandorle tritate finemente
10 gr. di burro
 Modellate i cestini, io li ho fatti dentro ai pirottini che vedete sopra e mi sono divertita anche a fare gli smerletti, con un disco di pasta matta abbastanza fine. Tagliatelo rotondo e inserite nel pirottino unto di olio e spolverato di farina di castagne. Sul fondo del cestino mettere un filo di marmellata di uva, tagliate i chicchi e inseriteli dentro. Tritate i biscotti e mischiateli con le mandorle. Unite il burro fuso. Formate le briciole (crumble) e spargetele a copertura dei cestini. Coprite con un filo di sciroppo di uva. Mettete in forno per una ventina di minuti a 180°, monitorate la pasta, non deve bruciarsi e ne cuocere troppo.

Fate raffreddare i cestini su una griglia e serviteli tiepidi accompagnati da una cucchiata di panna senza zucchero e non finita di montare.

E lo ripeto, questi cestini li spedisco dritti dritti da  Silvia di Perle ai Porchy e da Elle di Limone e stracciatella

Un pensiero alla nostra maremma, che maremma maremma ci fa tremare….

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