Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati
testo originale e traduzione in fondo alla pagina
tutto quello che inizia ha anche una fine
quando vivi l’inizio non pensi certo a come sarà la fine, non puoi pensarci.
quando c’è il sole non puoi pensare a quando ci saranno le nuvole, non è nella nostra natura, non puoi preoccuparti troppo di quello che verrà, sarà l’istinto di sopravvivenza.
eppure lo sai che c’è anche una fine.
certo che lo sai, ma fai di tutto per rimandarla
a volte è più facile nascondere la testa sotto la sabbia e far finta che vada tutto bene, ma lo sai, i conti sono solo rimandati.
ecco, io sono a fare i conti.
nella terra di mezzo, nè carne nè pesce, un cane sciolto, ramingo e solitario.
e qui si potrebbe partire con tutte le solite frasi fatte: domani è un altro giorno, si chiude una porta e si apre un portone, morto un papa si rifà un papa e un cardinale….
ma non è così. i conti fanno male e nonostante tutte le armature che ti costruisci addosso, tutte le corazze, tutte le attenzione non riesci a pararli tutti i colpi.
e quelli che arrivano arrivano giù duro, ti lasciano senza fiato. annaspi. boccheggi.
mi aspettano giorni difficili, mi aspettano ore infinite.
perchè è con il passare del tempo che la fine diventa sempre più certa e più reale. tangibile. ne prenderò coscienza forse domani o dopo.
adesso è solo buio, non ci sono elfi dorati nella terra di mezzo, c’è solo un gran silenzio e un buio che spaventa.
e ci si sente soli, dolorosamente soli, nella terra di mezzo.
eppure….. eppure senti quella vocina dentro che ti dice: coraggio, avanti, andrà tutto bene….. sarà istinto di sopravvivenza anche quella?
e così anche questa ricetta, nè carne nè pesce, un quasi ramen nato per caso, per scherzo, volendo per forza adoperare una confezione di noodle trovata in dispensa.
una ricetta assolutamente di fantasia, deliberatamente chiamata ramen, chiedo scusa a tutti gli amanti del piatto giapponese, non voletemene per questa rielaborazzione parecchio fantasiosa.
per due persone
confido in un migliore 2015 e vi lascio i miei più cari auguri di buone cose.
che la vita sia con noi, sempre e comunque.
David Sylvian, Small metal gods
Small metal gods | Piccoli Dei di metallo |
It’s the farthest place I’ve ever been It’s a new frontier for me And you balance things like you wouldn’t believe When you should just let things be Yes, you juggle things ‘cause you can’t lose sight Of the wretched storyline It’s the narrative that must go on Until the end of time And you’re guilty of some self neglet And the mind unravels for days I’ve told you once, yes a thousand times I’m better off this way (2 times) Where’s my queen of hearts, my royal flush I have cleaned and scrubbed her decks My suicide, my better days, there’s nothing I regret I’ve placed the gods in a Ziplock bag I’ve put them in a drawer They’ve refused my prayers for the umpteenth time So I’m evening up the score Small metal Gods from a casting line From a factory in Mumbai Some manual labourer’s bread and butter And a single minded lie Small metal Gods, cheap souvenirs You’ve abandoned me for sure I’m dumping you, my childish things I’m evening up the score | È il posto più lontano in cui sia mai stato Per me è una nuova frontiera Tieni le cose in equilibrio come mai avresti pensato Mentre dovresti semplicemente lasciarle andare Si, ti destreggi con quelle cose perché non puoi perdere di vista la pessima trama È il romanzo che deve andare avanti fino alla fine e sei colpevole di una certa auto-negligenza e la mente si schiarisce per giorni te l’ho detto una volta, si un migliaio di volte sto meglio così dov’è la mia regina di cuori, la mia scala reale ho pulito e lucidato i suoi mazzi il mio suicidio, i miei giorni migliori, non rimpiango nulla ho messo gli dei in una borsa con la lampo li ho messi in cassetto hanno rifiutato le mie preghiere per l’ennesima volta così vado a pari Piccoli dei di metallo, di una linea di produzione Di una fabbrica a Mumbai Indispensabili per dei lavoratori manuali Ed una decisa bugia Piccoli dei di metallo, souvenir da poco prezzo Di sicuro mi avete abbandonato Mi sto liberando di voi, delle mie sciocchezze infantili Così pareggio il conto |