Martedì grasso? Classicamente CENCI!!!

Oggi è martedì grasso, l’ultimo giorno di Carnevale. Quando ero bambina mi vestivano in maschera, solitamente da fatina o da Biancaneve e io, bambina di 6 o 7 anni, protestavo con tutte le mie forze: non mi piaceva mascherarmi, non mi è mai piaciuto e mi sono conservata così fin da grande. Mi ricordo qualche carnevale particolare di quando ero ragazza e con le amiche si andava in giro a ballare o alle sfilate. In tempi non sospetti, una ventina di anni fa, eravamo una decina e ci siamo vestiti da sacchi della nettezza: se ci vedevano a Napoli ci buttavano in discarica!
Quindi, i miei  ricordi più belli del carnevale sono i CENCI o le FRITTELLE di MELE che facevano mia mamma e mia nonna insieme: era una battaglia! Una discussione continua, come se fosse una questione di stato da cui dipendeva la vita e la morte di qualcuno: sono troppo morbidi, no, sono troppo secchi, hanno preso troppo olio, c’è poco zucchero…. una battaglia!
Ma che profumo però! Mi ricordo il profumo della pasta fritta, lo zucchero vanigliato sparso per tutta la cucina e io che di nascosto sottraevo i cenci  dal vassoio e andavo con mio fratello + piccolo a mangiarli nel giardino dove non ci vedeva nessuno!!! Ah, che tempi!
E ieri, per tradizione,

abbiamo fritto!!!!

I  “cenci” credo siamo prorpio e solo  della provincia di Firenze, accetto smentite, e,  cucina no povera, poverissima ma come sempre ottima…

occorrente per un vassoio di cenci per 4 persone affamate

  • 300 gr. di farina tipo 00
  • 2 uova
  • 75 gr. di zucchero + zucchero a velo per decorazione
  • 30 gr, di burro fuso
  • 1 pizzico di sale
  • 1 cucchiaino scarso  di lievito per dolci
  • la scorza grattugiata di 1 arancia
  • 1 bicchierino di vin santo
  • 1 bustina di vanillina (se c’è) o 2 gocce di estratto di vaniglia

Allora, vediamo di capirci, questa è la ricetta che io ho scritto sul mio quaderno a quadretti delle ricette, dettata passo per passo dalla mia nonna, quindi attenzione quando li fate: non accetto varianti all’originale!

Con tutti gli ingredienti sopra formare una pasta compatta e riporla in frigorifero almeno per 1/2 ora.
Ah, prima di metterla in frigo assaggiatela: deve essere dolce mi raccomando.
Dividetela in due parti e stendetela con il mattarello o con la macchinetta (io faccio tutto a mano…vecchio stile) e poi tagliatela a losanghe di dimensione a piacere con la rotellina o semplicemente con un coltello.
Dovete friggere in olio di semi caldissimo e abbondante. La cottura è velocissima e una volta tolti dall’olio dovete farli scolare sulla carta da cucina prima di zuccherarli e metterli nel vassoio da portata.
Mia nonna li girava nella padella della cottura con un bastoncino di legno: io ho usato le pinze da fritto….questa modernità…..
Se volete che i cenci vengano più gonfi e morbidi (questione di gusti, a noi ci piacciono secchi e duri…) dovete lasciare la sfoglia un po’ più altina ma non troppo e dovete lasciarli riposare 5 minuti una volta tagliati prima di friggerli in modo che lievitino un altro pochino.

Mentre io friggevo i cenci la bambina ha preparato la pastella per fare le frittelle di mele…..

  • 3 mele
  • 100 gr. di farina 00
  • 1 uovo intero
  •  un pizzico di sale
  • 1/2 bicchiere di acqua
  • 1/2 bicchiere di vin santo

Mischiate tutto con la frusta e otterrete  una pastella ancora liquida ma non troppo morbida. Intanto sbucciate le mele, togliete il torsolo centrale e poi tagliatele ad anelli di un po’ meno di 1 cm. di spessore. Lasciate le mele tagliate dentro la pastella per qualche minuto e poi friggete nell’olio di semi caldissimo. Hanno bisogno di 2 minuti di cottura per parte e poi lasciatele a sgocciolare l’olio in eccesso sulla carta da cucina. Zucchero a velo e via, verso l’infinito ed oltre!!!!
Devo dire che, siccome le frittelle di mele non piacevano ai due maschi di casa ne abbiamo fatte un pochino meno: sono sparite subito, non sono neanche riuscita a sentire se da fredde erano buone!!!!

L’unico inconveniente è il profumo di fritto che, stamani quando ci
siamo alzati,  era ancora presente in cucina…. se avete consigli da
darmi li accetto volentieri.
Buon carnevale ciottolino
mi avrebbe detto la mia nonna,
e io lo dico a voi, buon carnevale!
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Lo spezzatino, ma di lesso e cipolle

Questo è un altro classico della cucina toscana. Se avanza la carne del bollito – il lesso – lo vogliamo buttare via?   No, diceva mia nonna, si fa il lesso con le cipolle….
Ci sono molti modi per riutilizzarne la carne del bollito, il  pesce finto lo trovate qui  e ve  l’ho già raccontato, oggi vi racconto come il lesso  si unisce alle cipolle rosse ….

Sgrassate, prima di tutto, la carne e tagliatela a cubetti a vostro piacere. Potete mettere anche il pollo, se vi è avanzato, o la lingua o qualsiasi cosa che sia bollita.

Intanto tagliate 4 belle cipolle rosse e mettetele a rosolare in una padella bella ampia, quando cominciano a diventare trasparenti salatela e aggiungete del pomodoro passato. Il pomodoro deve essere abbondante perché il sugo deve bollire almeno 45 minuti a fuoco bassissimo  con la carne dentro in modo che tutto si amalgami formando quel sapore meraviglioso.
Appena il pomodoro e le cipolle cominciano a bollire aggiungete una punta di bicarbonato (per togliere l’acidità del pomodoro) e una punta di zucchero. Dopo 5 minuti aggiungete anche i cubetti di carne e lasciate bollire coperto. Controllate e aggiungete, se necessità, un po’ di acqua o di brodo. Lo spezzatino è pronto quando la carne risulta morbida e si disfa toccandola. Ricordatevi di aggiustare di sale e di pepe prima di spegnere tutto.

Piatto povero, essenziale nella sua semplicità ma di uno squisito sapore. Anche lui ha un difetto: ci vuole troppo pane!!!

Mi ricordo il sorriso sornione di mia nonna, che poverina, cucinava per noi nipotini ma non lo poteva mangiare perché era diabetica. Ma,  il suo sorriso amorevole quando ci vedeva fare la scarpetta nel piatto per non perdere neanche una goccia di sugo era meglio dello spezzatino stesso ripensandoci ora!
Buona domenica topolotti….e attenti alla neve!

Con questa ricetta partecipo al contest     Ti cucino a fuoco lento

Mi piacerebbe tanto avere una cucina economica, di quelle a legno con il fornetto sempre disponibile e le piastre sempre calde: credo che per il prossimo inverno provvederò…..

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Neve, freddo, caminetto acceso e pane di farina integrale e di farro

In questi giorni di freddo polare, di vento incessante e ghiacciato,  di neve in “alterna cadenza” (come dice Giovanni Lindo Ferretti in un sua famosa lirica/poesia/canzone dei C.S.I.)*, di fuochi accesi dentro ai caminetti, di crepitio di fiamme profumate di pino, luminescenti e scintillanti: ebbene, in questi giorni tutti a casa, tutti insieme a fare “casa” davanti al fuoco.
Fra scherzi, prese in giro e risate viene naturale mangiare. E mangiare bene…. La scusa è che non si può uscire con la macchina perché è nevicato e la strada non ce lo permette, che cosa vuoi fare? Mettere le catene per andare a comprare il pane? Sia mai, lo facciamo noi e poi stasera per cena pizza!!!!
Ci siamo “stra-fatti” di pizza, di pane e di cibo in generale. Io sono una appassionata del pane: toglietemi tutto, ma non il mio …PANE…. e quindi verso le tre del pomeriggio abbiamo cominciato ad impastare.. Ho tirato fuori Pastaman (il 1/2 pompelmo muscoloso) e abbiamo cominciato.
Farina di farro 500 gr., farina tipo 200 gr. e farina integrale 500 gr., un cubetto e 1/2 di lievito di birra, una punta di zucchero, acqua, olio buono e pazienza. Abbiamo mischiato le farine e setacciate sulla spianatoia, sciolto il lievito in una tazza di acqua tiepida con lo zucchero e abbiamo cominciato ad impastare aggiungendo l’acqua mano a mano. Quando eravamo quasi al punto giusto abbiamo aggiunto un cucchiaio di olio e abbiamo finito di impastare. L’impasto deve essere morbido ed elastico. Abbiamo messo un canovaccio di lino in una tinozza di plastica, spolverato di farina e adagiato dentro la pasta segnata sopra con una croce per farla lievitare meglio. Ancora un un po’ di farina, coperta con il canovaccio e appoggiata nel forno spento con la luce accesa.
  

Poi abbiamo preparato anche la pasta della pizza utilizzando solo farina bianca tipo O, lievito di birra, sale e un po’ di burro al posto dell’olio. Stesso procedimento per la lievitazione.
Dopo circa 3 ore la pasta era straripata dalle rispettive ciotole.
Abbiamo diviso l’impasto integrale in 3 pagnotte senza rimpastare ma semplicemente “modellando” le forme del pane, cosparso una teglia di farina e adagiate sopra. Cottura circa 30′ a 180/200° a seconda del forno. Per la pizza invece abbiamo disposto la pasta lievitata nelle teglie infarinate spianandola direttamente con le mani e l’abbiamo lasciata rilievitare prima di condirla e cuocerla. Gnam, gnam ganm, gnam gnam gnam!!!
Il profumo di pane ha invaso la cucina, arrivavano visitatori dai piani superiori e dalle case accanto….. Morale della favola: il pane è finito prima di cominciare….. buono, buono ancora caldo con l’olio “nuovo” scongelato dal pomeriggio! Siamo arrivati alla pizza che praticamente non avevamo quasi più fame, ma ci siamo fatti forza e abbiamo onorato il desco. Che dire: w la neve, non troppa però!

il pane appena sfornato, ancora umido e calduccino

La schiacciata con la farina bianca e l’olio nuovo

Vi inserisco una parte del testo della canzone dei CSI che vi ho citato sopra, secondo me una bellissima poesia…..

Inquieto – Consorzio Suonatori Indipendenti – C.S.I.
1994 – live su Videomusic

Memorie e passi d’altri ch’io calpesto
su stanchezze di secoli in alterna cadenza
gioia che riannoda dolore che inchioda

Terre battute dai venti infoiati dai monti

sereno incanto splendente di sole e di bianco

dense sfumate nuvole di piombo

grigio verde d’intenso blu
colpo d’occhio rotondo.

Ditemi se non vi sembra di essere su una collina innevata in un giorno di sole accecante e di vento potente….

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