sono sempre stata una fan dell’olio extra vergine di oliva, sono nata nel cuore della Toscana e qua l’olio è una cosa seria.
ho ricordi di me bambina per mano a mia nonna, (lei era veramente una cultrice dell’olio, in casa nostra non è MAI entrato niente che non fosse rigososamente olio extra vergine di oliva) piantate davanti al frantoio ad aspettare il nostro olio. perchè noi non avevamo olivi ma mia nonna sceglieva quale olio prendere perchè conosceva tutte le fattorie della zona e quindi si appostava ed aspettava che fossero frante le olive della sua fattoria preferita.
mi ricordo le fette di pane appena sfornato con l’olio, verde, frizzante, profumato che rendeva speciali le merende di Novembre.
così quando ho pensato a questi sformatini di broccoli mi è venuto naturale abbinarci una bella emulsione con la mia passione: l’olio.
Sformatini di broccoli su fonduta di caprino ed emulsione di olio evo IGP Toscano e arancia
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Sformatini di broccoli su fonduta di caprino ed emulsione di olio evo IGP Toscano e arancia
Pulite e tagliate a cimette il broccolo.
Lessatele in acqua leggermente salata per 5 minuti: a questo punto togliete 4 cimette, le più belle, e mettetele a freddare in una ciotola con acqua ghiacciata per mantenerne il colore verde.
Lasciate bollire i broccoli per altri 10 minuti circa e scolateli
Separate i tuorli dall’albume e montate quest’ultimo a neve ferma.
In una ciotola schiacciate con una forchetta i broccoli (o setacciateli), aggiungete il formaggio Parmigiano Reggiano grattugiato, un pizzico di sale e di pepe, i due tuorli e amalgamate bene il tutto.
Aggiungete gli albumi montati a neve al composto di broccoli con delicatezza cercando di non smontarli troppo.
Ungete con un pochino di olio i pirottini e riempiteli con il composto lasciando mezzo centimetro dal bordo. Aggiungete una goccia di olio sulla superficie degli sformatini prima di infornare a 180°C per 35 minuti circa.
Nel frattempo sciogliete il caprino grattugiandolo insieme ai due cucchiai di panna (se fosse troppo denso aggiungete un altro cucchiaio) a fuoco lento con una spolverata di pepe nero.
Preparate l’emulsione: in un barattolino spremete il succo di una arancia e versate una quantità uguale di olio evo IGP Toscano, un pizzico di sale, qualche goccia di limone e agitate in modo da emulsionare i due liquidi.
Sul fondo di un piatto deponete un paio di cucchiai di fonduta, il tortino (su cui verserete un altro cucchiaio di fonduta), una cimetta di broccolo e un generoso giro di emulsione e, volendo qualche listarella di scorza di arancia.
Servire caldo e decorare a vostro piacere.
Mi sa che il mio commento è scomparso nel web… vabbè ricomincio… La mia venerazione per l’olio buono nasce da quand’ero bambina, quando l’olio buono nella mia città non si trovava e lo ordinavamo, per il tramite dello zio, presso un frantoio di Quarrata, poi quando arrivava lo si andava a ritirare a Pistoia e ce lo portavamo sino a Trieste con il treno, delle sfacchinate a portarsi appresso le latte pesantissime contenti chili di bontà liquida, con i manici che tagliavano le mani e che mio padre ammorbidiva con dei fazzoletti arrotolati. Poi a casa andava centellinato, quando lo si spillava nelle bottiglie valeva più dell’oro e mancava poco si leccasse anche l’ultima goccia, ne rammento le merende con il pane tostato, l’olio, il sale e l’origano e la profonda venerazione che ho sempre vissuto nei confronti di cotanta bontà. Ancora oggi l’olio è nettare liquido, usarne di cattiva qualità è sacrilego e in casa mia non ci entra proprio e ogni qualvolta vedo una ricetta la cui bontà trae origine dalla qualità dell’olio mi sento legata ai ricordi di allora, tant’è che in casa mia si usa anche a fini cosmetici (e tutto sommato anche curativi) la crema fatta da me a base di olio buono, ecco… la tua ricetta è divina proprio perché c’è lui, l’olio migliore del mondo.
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2 commenti
Mi sa che il mio commento è scomparso nel web… vabbè ricomincio…
La mia venerazione per l’olio buono nasce da quand’ero bambina, quando l’olio buono nella mia città non si trovava e lo ordinavamo, per il tramite dello zio, presso un frantoio di Quarrata, poi quando arrivava lo si andava a ritirare a Pistoia e ce lo portavamo sino a Trieste con il treno, delle sfacchinate a portarsi appresso le latte pesantissime contenti chili di bontà liquida, con i manici che tagliavano le mani e che mio padre ammorbidiva con dei fazzoletti arrotolati. Poi a casa andava centellinato, quando lo si spillava nelle bottiglie valeva più dell’oro e mancava poco si leccasse anche l’ultima goccia, ne rammento le merende con il pane tostato, l’olio, il sale e l’origano e la profonda venerazione che ho sempre vissuto nei confronti di cotanta bontà.
Ancora oggi l’olio è nettare liquido, usarne di cattiva qualità è sacrilego e in casa mia non ci entra proprio e ogni qualvolta vedo una ricetta la cui bontà trae origine dalla qualità dell’olio mi sento legata ai ricordi di allora, tant’è che in casa mia si usa anche a fini cosmetici (e tutto sommato anche curativi) la crema fatta da me a base di olio buono, ecco… la tua ricetta è divina proprio perché c’è lui, l’olio migliore del mondo.
Siamo in perfetta sintonia Tatiana, ci siamo capite, l’olio “santo”🤣 potremmo chiamarlo! La meravigliosa semplicità della natura ❤️ un abbraccio