L’amore ai tempi del coronavirus

Le dissero: Non sarai in grado di sopportare l’uragano

e lei rispose : Io sono l’uragano

Ada Luz Màrquez

Nina Simone, ain’t got no, i got life

ho sempre pensato di essere nata nel secolo giusto: ci sono già state due guerre mondiali, un’epidemia di influenza, nel boom economico e dalla parte giusta del pianeta. ho sempre pensato che un’altra guerra non mi toccasse, nè a me nè ai miei figli e che la medicina visto che faceva passi da gigante mi avrebbe potuto garantire una vita lunga e sana, incidenti e sfortune permettendo. insomma, mi sentivo fortunata: sono nata in Italia nella seconda metà del XX secolo eccheculo!!!

non avevo fatto i conti con la stupidità dell’essere umano. e con tutte le sue stupide divisioni e le sue forme di razzismo. non ci ha insegnato niente il genocidio di 6 milioni di “persone” (che fossero ebrei in maggior parte non cambia il fatto che erano persone). siamo razzisti, nel profondo. respingiamo i barconi e ributtiamo a mare dei poveri cristi che scappano dalle guerre, dalla fame, dalle sofferenze perchè vengono ad invaderci e a rubarci il pane, li lasciamo morire in mare, preferiamo lasciarli morire in mare piuttosto che ospitarli perchè “prima gli italiani”. con un cinismo che fa paura. e l’amore? parola superflua ormai, quella si legge solo nei libri.

L’empatia ce la siamo dimenticata, non abbiamo tempo per “sentire” il dolore degli altri. La carità ce la siamo dimenticata, vogliamo sempre di più e abbiamo la tendenza ad accumulare per cosa poi non ce lo ricordiamo nemmeno.
La bontà non sappiamo dove sta di casa, l’accoglienza poi è morta e sepolta, che vadano a morire a casa loro, con tutti i suoi virus e i suoi dolori.

E ora che la “peste” ci ha colto abbiamo paura. adesso che ce lo abbiamo anche noi un nemico, comune per i nordisti e per i sudisti, per i leghisti e per i renziani, per i comunisti o i democristiani, viviamo nel terrore. di un virus. come la peste del 1300 o quella del 1600 che hanno dimezzato la popolazione europea, o il vaiolo, o l’ebola (che chi ca@@o se ne frega tanto è in Africa), o l’aids, o la spagnola. forse era ora, ciclicamente era ora che una peste si scaricasse di nuovo su questo mondo. il pianeta si difende perchè la peste siamo noi.

potremmo imparare da questa pestilenza, potremmo recuperare ideali migliori dell’economia-sopra-ogni-cosa, potremo ricordarci che siamo uomini e non coglioni, potremo recuperare il nostro grande cuore che è stato sepolto in fondo al mare insieme ai migranti.

eppure ancora ci sono persone che non capiscono che si deve contenere, questa epidemia, o è meglio chiamarla pandemia? perchè non abbiamo abituato i nostri figli a pensare? ci hanno fatto il lavaggio del cervello a forza di spot pubblicitari, a forza di avere e non di essere. adesso sta crollando tutto, e ancora ci preoccupiamo perchè vogliamo andare a fare l’aperitivo. mi scontro di continuo con gente che non ragiona e mi chiedo se sono imbecilli o davvero non capiscono. cosa c’è da capire di così difficile in tre parole “STATE A CASA”? -“perchè non possono ledere la mia libertà personale”, ma davvero? ma davvero davvero non capite? no, ma davvero? ci vuole l’esercito?

l’unica cosa che ci puo’ salvare è la bellezza, e in quello siamo bravi, noi italiani. in quello siamo davvero bravi, da sempre. e abbiamo il nostro innato senso del bello che ci viene da dentro. tiriamolo fuori questo amore, l’abbiamo tenuto nascosto per troppo tempo. amiamoci: siamo un popolo di geni, ne abbiamo regalati tanti al mondo, siamo un popolo di fantasisti, ma non del calcio, della vita. perchè noi ce le sognamo le cose e poi le facciamo.

e allora faremo anche questa, ci ritiremo su le mutande e ripartiremo con il nostro meraviglioso paese, che tanto loro, il resto del mondo, non potrà stare lontano dalla nostra bellezza, dal nostro cibo, da noi. e se ora ci prendono per il culo perchè abbiamo cercato di proteggere la nostra gente e non abbiamo fatto finta che il virus non esistesse, torneranno tutti. e noi li prenderemo per quelli che sono, ce lo ricorderemo quello che sono, perchè hanno bisogno di noi che siamo un popolo di sognatori e di lavoratori, che siamo un popolo di cuore, che abbiamo ancora dei valori, che sappiamo soffrire ma sappiamo anche ridere, ooh se sappiamo ridere. e rideremo perchè quando questa cosa sarà passata, e passerà, mentre saranno tutti a leccarsi le ferite noi saremo già oltre e la pizza ai francesci gliela manderemo surgelata perchè le pizze buone come noi non le fa nessuno al mondo!

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