Mia mamma e mia nonna li chiamavano “streEgoli” ma erano gli stessi: selvatici, piccoli, noiosi da pulire e dal sapore delicato.
I mini bignè all’olio extra vergine IGP Toscano con ricotta e strigoli glassati al taleggio, titolo lungo, ricetta non semplice e comunque lunga da preparare ma assolutamente da rifare.
E l’idea di sostituire l’olio extra vergine di oliva al burro è una genialata! I bignè sono leggeri, soffici e croccanti insieme, perfettamente vuoti all’niterno: perfetti!
La ricetta dei bignè all’olio extra vergine di oliva è di Cakes and Co, eseguita con religioso rispetto, al grammo che sennò la signora pasticcera si arrabbia e mi sgrida 0:))
Mini Bignè all’olio extra vergine IGP Toscano con ricotta e strigoli glassati al taleggio
Tempo di preparazione | 1 ora |
Tempo di cottura | 15 minuti |
Porzioni |
- 100 ml acqua
- 60 g. olio extra vergine di oliva IGP Toscano
- 130 g. uova (2 uova grandi intere)
- 70 g. di farina 00
- 1 pizzico di sale
- 100 g. di taleggio
- 100 g. di panna da cucina
- 1 cucchiaino un giro di olio extra vergine di oliva
- noce moscata
- pepe nero
Ingredienti Per la pasta choux
Per la farcitura Per la glassa al taleggio
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- In un pentolino col fondo spesso portate a bollore l’acqua, il sale e l’olio extra vergine di oliva. Appena vedrete bollire unite la farina in un colpo solo e mescolate con un cucchio di legno fino a che non si sarà formato una pastella piuttosto solida. Cuocete per un altro paio di minuti, sempre mescolando, e quando la pastella si staccherà dal pentolino spegnete.
- Lasciate raffreddare per qualche minuto e cominciate ad unire le uova, una per volta frullando con le fruste elettrice. Non aggiungete l’altro uovo fino a che il precedente non sarà completamente assorbito. Quando il composto sarà bello liscio, un nastro, mettetelo in una sac à poche con una bocchetta liscia e formate i bigne su una placca del forno rivestita di carta forno.
- Distanziate bene i bignè perchè in cottura di espanderanno. Cuocete nel forno già a 180°C per 15 minuti fino a quando i bignè saranno ben sviluppati e di un bel colore dorato. Lasciateli 3 minuti dentro al forno spento con lo sportello aperto e poi lasciateli raffreddare definitivamente su una griglia.
- Sminuzzare con la mezzaluna gli strigoli, unirli alla ricotta, al formaggio grattugiato, spolverare con una abbondante grattugiata di noce moscata, pepe nero e sale. Amalgamate bene formando una crema liscia e infilatela in una sac à poche.
- In un padellino sciogliete, a fiamma bassa, il taleggio tagliato a pezzettini con la panna da cucina e il cucchiaino di olio evo mescolando con un mestolo di legno fino a che diventi una crema liscia. La glassa dovrà essere preparata dopo che i bignè saranno stato farciti e usata prima che si raffreddi completamente
- Forate il fondo dei bignè e farciteli con la sac à poche, riempiteli bene. Con un cucchiaio versate sopra ogni bignè un po’ di glassa e lasciarla solidificare del tutto. Servire dopo aver fatto riposare i bignè un paio di ore in fregorifero.
Si perderanno le memorie, quelle prima di noi. Le memorie storiche familiari, le battute, le storielle, le risate, le conoscenze ancestrali.
Si perderanno perché non siamo stati così bravi come lo sono stati i nostri nonni con noi.
Noi gli abbiamo messo in mano un videogame, magari i Pokémon, e li abbiamo spediti nel futuro. Poveri di tutto.
Chi racconterà a loro “noi”? Perché la mia bisnonna raccontava sé, mi raccontava di sé.
Mi raccontava di come unica donna era rimasta seduta davanti all’uscio di casa mentre passavano le Camicie Nere, perché a lei di entrare in casa alle 9 non glielo ordinava nessuno, nemmeno il Duce.
E di come fossero passati davanti a lei facendo finta di non vederla.
Oppure mi cantava, con il suo tono da vecchia-sdentata (come si definiva lei), “la novella dello stento, quella che dura tanto tempo e non finisce mai. La vuoi sapere? …… Questa è la novella dello stento…..” O di come giocava lei da bambina, nei campi, fra gli olivi e fra le viti. O della festa della vendemmia dove aveva conosciuto l’amore della sua vita morto nella prima guerra in Russia. E lei, vedova, con un figlio in pancia avevo stretto i denti e poi si era risposata con il “nonno Milloni” e ci aveva fatto altri tre figli e ci aveva vissuto per tutta la vita.
O di quando in tempo di guerra andasse a fare la sguattera in una famiglia benestante e portasse a casa il grasso delle padelle ripulite con il pane prima di lavarle. “Perché la fame è brutta ciottolino”, mi diceva con le lacrime ancora dietro gli occhi. Quella vecchia signora senza denti, con gli occhiali calati sul naso, che aveva imparato a leggere sillabando i titoli de L’unità, la crocchia di capelli bianchi, quella vecchia popolana mi ha tramandato la sua saggezza, la saggezza popolare, il buon senso, la condivisione, l’amore per le cose buone, i sani principi morali, i sorrisi, l’ironia fiorentina, il queito vivere.
E io? Cosa insegnerò ai miei nipoti se ne avrò?
Non mi sembra che la mia generazione abbia altro da lasciare se non il freddo, crudele e sterile potere sotto tutte le sue declinazioni.
3 commenti
Concordo con quanto dice l’amico r la proposta è sublime. Grazie e buona giornata.
Grazie mia cara!
Mi hai commosso, dolcissima Sandra, per queste tue magiche memorie, per la tua geniale saggezza imparata dalla tua amata nonnina, per la verità che descrivi con quei sentimenti che oggi, come tu dici e che condivido, sembra non esistano più.
Hai perfettamente ragione e, davvero, non so immaginare quale futuro lasceremo alle future generazioni. Coloro che non conoscono il passato, come diceva il grande Cicerone, sono destinati a rimanere sempre bambini. Siamo, però, ancora in tempo per raccontare e raccontarci!!